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Rifugiati, la burocrazia aumenta la sensazione di esclusione

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Rapporto 2016 del Centro Astalli. I nuovi criteri per gli indirizzi fittizi, l’anagrafe e il rinnovo dei permessi hanno messo in difficoltà le persone. Nel 2015 erogati 25 mila euro per le tasse relative al permesso di soggiorno e titoli di viaggio per 287 rifugiati. Altro paradosso l’esenzione dal ticket sanitario solo per i disoccupati

A cura di Redattore Sociale

Gli ostacoli burocratici contribuiscono ad aumentare nei rifugiati la sensazione di esclusione e di incomprensione. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2016 dell’associazione Centro Astalli. Nel 2015, infatti, sono stati introdotti nuovi criteri e procedure per l’uso degli indirizzi fittizi, per l’iscrizione anagrafica e per il rinnovo dei permessi di soggiorno con non poche conseguenze sulla vita delle persone, «c’è voluto un lungo e paziente lavoro di dialogo e mediazione con le istituzioni competenti per risolvere la maggior parte delle difficoltà, anche se alcuni punti restano ancora da chiarire», scrive l’associazione nel report.

Una delle difficoltà è rappresentata dal pagamento delle tasse per il rinnovo dei permessi di soggiorno, «nel momento in cui le persone iniziano il loro percorso in Italia viene chiesto loro un pagamento rilevante che, nel caso delle famiglie, diventa un ostacolo significativo». Nel 2015 il Centro Astalli, grazie al contributo dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato 25 mila euro in contributi per il pagamento delle tasse necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno e per acquistare i titoli di viaggio per 287 rifugiati riconosciuti.

Tra gli ostacoli ancora da risolvere c’è invece la questione dell’esenzione dal pagamento del ticket sanitario. Le modifiche legislative introdotte hanno limitato l’esenzione ai soli disoccupati facendo sì che gli inoccupati ovvero coloro che non hanno mai svolto un’attività lavorativa nel nostro Paese, come la maggior parte di coloro a cui è stata riconosciuta da poco la protezione internazionale, si siano trovati improvvisamente a dover pagare esami diagnostici, visite specialistiche e farmaci che prima erano gratuiti. La conseguenza? «Si rende problematico l’accesso alle cure per molti migranti forzati e si scoraggia qualunque percorso di prevenzione – scrive l’associazione – La costruzione di una società realmente più sicura non può che fondarsi su una prospettiva di stabilità inclusione sociale e facilitazione della quotidianità per tutti i residenti a partire da chi, come i rifugiati, è più a rischio di marginalizzazione». (lp)

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Da redattoresociale


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