BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Idomeni-Assisi, un ponte ideale di pace, dialogo e solidarietà

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Per una singolare e felice coincidenza, il Papa sarà ad Idomeni nelle stesse ore nelle quali, ad Assisi, migliaia e migliaia di giovani si ritroveranno con i francescani e con la Tavola della pace per il meeting dedicato alle scuole di pace e promosso insieme al ministero dell’istruzione e della ricerca.
Per l’ennesima volta si realizzerà un ponte tra i luoghi che ospiteranno l’azione di Papa Francesco e quelli che hanno ospitato i gesti di fraternità e di accoglienza senza confini che hanno segnato l’azione di Francesco di Assisi.

Mai come in questo momento la scelta di Francesco si ricollega alla radicalità evangelica, sempre e comunque dalla parte degli ultimi, siano essi i poveri, i migranti, i rifugiati, coloro che scappano dai moderni “faraoni” e da chi li alimenta, vendendo loro armi in cambio di una sicurezza che non può essere acquistata né con le monete d’oro, né a suon di bombe. Le immagini arrivate da Idomenei, e non solo, narrano di muri, di fili spinati, di barconi rovesciati, di lacrimogeni e di proiettili di gomma sparati su donne e bambini, in una sorta di rappresentazione demoniaca che incarna la rappresentazione fisica di quello che un tempo si usava chiamare il “male assoluto”.

Cosa c’è di più lontano da quelle che sono state definite le radici cristiane dell’Europa, ma anche dalla spirito dell’umanesimo integrale, dell’illuminismo, del socialismo democratico, tutte piante che hanno le loro radici da questa parte del mondo?
Di fronte a questa tragedia umanitaria ed etica, la politica internazionale balbetta, vittima dei veti incrociati, ma anche degli opportunismi  di chi non ha interesse alcuno a colpire alla radice le ragioni dell’ingiustizia sociale, quelle che il Papa ha analizzato, con rara precisione, nella “laudato si”, laddove descrive le cause strutturali che portano alla esclusione sociale di milioni e milioni di esseri umani ridotti a “scarti umani.”

La visita del Papa all’isola di Lesbo rappresenta una sfida ai luoghi comuni, al razzismo, alla “banalità del male” di chi spera di costruire il suo consenso politico sulle macerie della civiltà e sullo sfruttamento della legittima paura.
Questo viaggio è la prosecuzione delle visite in Africa, in Brasile, a Cuba, a Lampedusa e, per tornare al tema, ad Assisi.

Proprio dalla città di San Francesco il Papa lanciò il suo primo monito contro l’indifferenza, mettendo in guardia dai pericoli della omologazione, dell’egoismo politico, dalla costruzione dei muri spirituali e fisici; visite seguite e raccontate con inesauribile passione civile e e professionale da Padre Enzo Fortunato e dalla redazione di San Francesco.

Questa marcia ininterrotta troverà nuovi punti di collegamento tra Idomeni e Assisi; sabato e domenica un lungo ponte ideale collegherà questi due luoghi, carichi di storia, di dolore, ma anche di speranza.
Quella che porterà il Papa scegliendo di andare a Idomenei, quella che animerà le ragazze e i ragazzi che, ad Assisi, con i loro insegnanti, con le famiglie francescane, con gli animatori della Tavola della Pace (coordinati con l’impegno di una vita da Flavio Lotti) presenteranno progetti  di dialogo e di solidarietà.

Sabato mattina daranno vita alla marcia della pace contro ogni muro, per ricordare anche i tanti Giulio Regeni, sequestrati, torturati e uccisi dai signori delle guerre e del terrore che insanguinano il pianeta.
Sarà anche una marcia per chiedere ai media del mondo di ” Illuminare le periferie censurate” di dare voce a chi contrasta l’odio, di restituire la parola a quella umanità ridotta a scarto, costretta al silenzio, deprivata anche del diritto alla vita.

Per questo ci saremo anche noi della Federazione della stampa, e con noi i rappresentanti del sindacato dei giornalisti della Rai, di Articolo 21; direttori e cronisti, uniti dalla convinzione che. oltre a contrastare i bavagli alle libertà dei giornalisti, bisogna, con ancora più forza, liberare dal bavaglio chi, nel mondo, è stato costretto a vivere nell’oscurità e nell’oscurantismo.


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