Il 2016 sarà l’anno dell’allargamento del Sostegno per l’inclusione attiva a tutta Italia dopo la sperimentazione nei 12 comuni. Nel mondo delle associazioni, però, restano i dubbi su risorse e tempi per il Piano di Poletti. Preoccupa “l’incognita sull’efficacia dei percorsi di reinserimento socio-lavorativi”
ROMA – Monitorare l’efficacia del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) su tutti i territori, soprattutto per quel che riguarda i percorsi di reinserimento socio-lavorativi. E’ questa la sfida che lancia oggi l’Alleanza contro la povertà, un cartello di oltre trenta organizzazioni impegnate nel sociale e sindacati, riunita a Roma in occasione dell’assemblea delle realtà aderenti per fare il punto sull’iter normativo della legge delega sulla povertà del governo alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti.
Una decisione, quella dell’Alleanza, in risposta alla mancanza di dati dettagliati sugli esiti della sperimentazione del Sia nei 12 comuni italiani con più di 250 mila abitanti (ad oggi ci sono solo analisi qualitative dai territori in merito ai percorsi di accompagnamento). Per questo l’Alleanza promette di far sentire il fiato sul collo ad un esecutivo che per primo ha inserito in legge di stabilità la previsione di un piano organico contro la povertà con risorse già stanziate per il 2016 e stabilite per l’avvio della misura nel 2017.
“La sperimentazione del Sia nelle 12 città – spiega l’Alleanza in un documento diffuso oggi – ha fatto emergere una serie di problemi legati prevalentemente ai ritardi attuativi e al ridotto utilizzo dei fondi assegnati”. Difficoltà, spiega il testo, che dovrebbero essere superate con nuovi criteri e modalità stabiliti nel decreto interministeriale che regolerà l’estensione della misura su tutto il territorio nazionale. “Resta invece l’incognita sull’efficacia dei percorsi di reinserimento socio-lavorativi avviati per i nuclei familiari presi in carico. Mancano, infatti, le elaborazioni dei dettagliati questionari distribuiti a questi nuclei familiari beneficiari del Sia”.
Nonostante l’ultima legge di stabilità abbia segnato un traguardo storico per l’Italia, con la decisione di definire uno strumento stabile per contrastare la povertà e con risorse ben superiori rispetto al passato, per le organizzazioni aderenti all’Alleanza, ci sono ancora delle questioni aperte che urge affrontare. In primo luogo il nodo risorse. Secondo l’Alleanza, “il finanziamento previsto dalla legge di stabilità è insufficiente non solo a sostenere una misura universale a favore delle famiglie in povertà assoluta, ma anche a far uscire da tale condizione le famiglie con figli minori, indicate prioritariamente come beneficiarie”. Inoltre, spiega il testo dell’Alleanza, “il disegno di legge delega, per come è strutturato, sembra proporsi l’obiettivo di veicolare verso la povertà risorse oggi impegnate su altre prestazioni assistenziali o anche di natura previdenziale”. Per tali ragioni, spiega l’Alleanza, “occorre operare una forte spinta affinché governo e Parlamento prevedano già dalla prossima legge di stabilità un sensibile incremento delle risorse sul fondo per la lotta alla povertà”.
Preoccupa l’allargamento a tutto il territorio nazionale del Sia durante il 2016. Una operazione che “rischia di realizzarsi con un notevole ritardo, come avvenuto anche per altri strumenti precedentemente previsti con la confluenza delle risorse a suo tempo stanziate nel fondo istituito con la legge di stabilità. Il decreto interministeriale non è stato ancora varato, senza tale atto che rende disponibili le risorse e che definisce i criteri non si può dare corso ai diversi adempimenti che impegneranno comunque qualche mese”. A frenare l’allargamento, anche la questione nuovo Isee, con le sentenze del Consiglio di stato in merito alle indennità a carattere risarcitorio. Secondo l’Alleanza, infatti, “tale revisione non potrà che richiedere un certo numero di mesi per essere portata a termine”.
Manca del tutto, invece, il potenziamento dei fondi destinati ai servizi e alle infrastrutture degli enti locali al fine di accompagnare i beneficiari del Sia nei percorsi di inserimento. “Al finanziamento dei servizi – spiega il testo – restano vincolate le risorse provenienti dai fondi europei (Pon inclusione e Fead) che tuttavia hanno natura temporanea e non risultano di entità sufficiente a coprire le necessità di una misura universalistica”. Qui le richieste delle organizzazioni dell’Alleanza vengono indirizzate anche alle autorità locali, che affiancate dalle istituzioni centrali, devono potenziare il lavoro degli operatori affinché possano prendere in carico le famiglie beneficiarie del Sia. “Servono risorse strutturali per i servizi locali alla persona, che consentano una crescita dell’infrastruttura nazionale tale da ridurre i differenziali territoriali”.
Di fronte ai tempi biblici delle istituzioni centrali nello sviluppare risposte valide contro l’avanzata della povertà su tutto il territorio, le regioni non sono rimaste a guardare e in alcuni casi si sono già dotate di misure e strumenti per contenere i danni. Tuttavia, manca un “appropriato coordinamento”, lamenta l’Alleanza. “I provvedimenti regionali – si legge nel testo – rischiano di sovrapporsi alla misura nazionale e di acuire le differenze già presenti tra i territori”. Per l’Alleanza, però, resta ancora valida la proposta del Reis, il reddito di inclusione sociale sviluppato dai propri esperti. Uno strumento che, oltre a valorizzare l’apporto del terzo settore a sostegno dei percorsi di accompagnamento sui territori, prevede un incremento graduale di risorse al fine di raggiungere tutte le persone in povertà assoluta. Una sfida ancora attuale, spiega l’Alleanza, nonostante il cambio di rotta intrapreso dal governo Renzi. “La crisi ha reso familiare il tema della povertà – spiega l’Alleanza -, ma le perplessità e anche l’ostilità esplicita verso forme di sostegno economico a soggetti in condizione di povertà nel Paese sono ancora diffuse e pervasive”. (ga)