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Casaleggio, M5S senza guru

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Si è aperto un vuoto nel M5S. Se n’è andato Gianroberto Casaleggio, l’inventore del web politico, resta Beppe Grillo, il creatore della comicità politica. Due leader carismatici molto diversi: il primo forte nelle analisi e nei progetti, il secondo nell’ironia corrosiva e negli sberleffi. Magro,silenzioso, elegante, capelli lunghi brizzolati, occhialetti tondi da intellettuale. Misterioso, soprattutto misterioso. Casaleggio se ne è andato presto, è morto dopo una lunga malattia a 61 anni di età. Se il Movimento 5 Stelle, da zero, conquistò nel 2013 oltre il 25% dei voti, in gran parte il merito è suo. Se adesso i cinquestelle sono dati dai sondaggi elettorali a ridosso del Pd, poco sotto il 30% dei consensi, le ragioni del gigantesco successo sono da attribuire a lui.

Casaleggio era la mente dei pentastellati, Grillo il volto pubblico; due personaggi tanto diversi e tanto simili, il primo un esperto d’informatica, il secondo un comico. Il singolare tandem tra l’imprenditore milanese e l’attore genovese si è tramutato in un inedito e clamoroso successo politico senza precedenti in Italia. Casaleggio si fa le ossa nell’Olivetti del mitico Adriano, una perla dell’industria meccanica ed informatica italiana, poi divenuta proprietà di Carlo De Benedetti e quindi collassata dopo una lunga serie di errori. Lavora in varie aziende. È travolto dalla passione per internet, per le nuove tecnologie postindustriali e diventa un profeta del web. Dall’incontro con Grillo nasce il M5S, il primo è il cofondatore, il secondo il fondatore. Sono diversissimi, ma s’intendono benissimo, sono sempre insieme negli appuntamenti politici importanti. Lui è misurato e riservato, Grillo è effervescente ed esuberante.

Casaleggio crede nella “democrazia del web” e partono le “parlamentarie”, le “comunarie”, le “quirinarie”: tutto, con qualche eccezione, viene deciso con consultazioni tra i militanti su internet. Anche le molte espulsioni dei dissidenti grillini vengono votate sul web. S’impone la regola dell’”uno vale uno” e del “niente capi”. Lui e Grillo sono i “garanti” del M5S, tuttavia contano tantissimo: s’inventano tutte le battaglie e le iniziative con un fortissimo impatto comunicativo. Al centro della strategia c’è il potentissimo blog di Grillo accompagnato da comizi, show teatrali, interviste televisive e ai giornali, trovate comunicative sensazionali, tipo la traversata di Grillo a nuoto dello Stretto di Messina (sostenuto e incoraggiato da Casaleggio che lo segue su una barca).

La Grande crisi economica e la grave corruzione pubblica sono i due motori dei cinquestelle. Il cofondatore del M5S ha toni radicali, antisistema, apocalittici. Predica l’opposizione totale, boccia ogni tipo di alleanza con il Pd e con Matteo Renzi. In una intervista al blog di grillo del luglio 2013 sostiene: «Io penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico. Uno shock che potrebbe portare a una ridefinizione della rappresentanza politica oppure a uno spostamento della politica da problemi politici a problemi di carattere sociale: disordini, rivolte». Ha parole durissime. Nel Vaffa-Day di Genova nel dicembre 2013 è lapidario: «In Italia la democrazia non c’è» perché è «il regno della partitocrazia». Propone «strumenti di governo popolare» non meglio precisati. Rivendica di essere “un populista”.

Intuisce la ribellione dei ceti popolari contro la classe dirigente italiana, capisce il senso di rivolta del ceto medio impoverito ed impaurito e riesce a rappresentare e a convogliare la montante protesta sociale che esplode a sinistra e a destra contro i partiti tradizionali, contro l’euro, contro i migranti, contro la disoccupazione. Precisa: «Un’idea non è di destra né di sinistra. È un’idea. Buona o cattiva». Così raccoglie e miscela proposte di sinistra e di destra come il reddito di cittadinanza, il no alla limitazione della sovranità nazionale in favore dell’Unione europea, il referendum contro l’euro.

Arrivano, però, anche delle sconfitte, delle battute di arresto, degli stop. Molti militanti cinquestelle accusano lui e Grillo di “autocrazia”, puntano il dito contro la mancanza di democrazia interna, così o vengono espulsi o dicono addio tra le polemiche. A molti non piacciono i vertici con dei parlamentari cinquestelle tenuti a Milano nella sede della Casaleggio Associati S.r.l. (la sua società per le consulenze digitali). Quando Renzi trionfa nelle elezioni europee del 2014 con il 40,8% dei voti, decide un ripensamento della strategia. Non vuole più fare paura. Dice a Grillo: «Dobbiamo abbassare i toni»  e «devi sforzarti di sorridere. Dobbiamo sorridere di più».  Il comico genovese concorda con il guru. I frutti della svolta arrivano. Il M5S riesce a conquistare la guida di diversi comuni nel 2015 e ottiene lusinghiere affermazioni nelle elezioni regionali. Alla fine dello scorso anno Casaleggio annuncia alle Festa del M5S di Imola: «Siamo certamente pronti per governare».

L’affermazione del guru non suona più come una profezia, ma come una realistica previsione politica. L’occasione d’oro è costituita dalle elezioni comunali del prossimo giugno. Grazie anche ad errori enormi e ripetuti del centrosinistra e del centrodestra, il M5S corre nei sondaggi. A Roma, città nella quale il Pd ha sfiduciato il suo sindaco Ignazio Marino e teatro delle imprese di Mafia Capitale, potrebbe vincere Virginia Raggi, la giovane candidata grillina. Ma sono possibili anche altre brutte sorprese per Renzi: il Pd potrebbe perdere anche Torino. Tuttavia ora il Movimento 5 Stelle deve fare i conti con la perdita di Casaleggio, il suo Dottor Sottile.

Grillo se ne rende conto: «Solo oggi forse inizieremo tutti a capire l’importanza, la lungimiranza e la visione di Gianroberto Casaleggio». Il leader del M5S non può più contare sulle elaborazioni, sulle iniziative, sulla visione digitale dell’amico imprenditore. Da tempo ha allentato il suo impegno nel Movimento.  Prima si è detto «un po’ stanchino» ed ha aggiunto «mi metto di lato». Ha levato il suo nome dal simbolo elettorale dei pentastellati ed ha varato un direttorio di cinque giovani parlamentari con il compito di “garanti”.

Adesso la situazione si complica. E’ difficile immaginare il M5S senza Casaleggio, il suo guru, e con Grillo impegnato solo a metà. L’immagine dei cinquestelle coincide con i fondatori Grillo e Casaleggio. Ora sarà ancora più necessaria l’affermazione di una nuova classe dirigente, cominciando da Luigi Di Maio, componente del direttorio e vice presidente della Camera.


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