Migranti: Save the Children, l’Unione Europea ripensi al piano di rinvii dei migranti verso la Turchia

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Condizioni inumane nel centro di detenzione di Moria a Lesbo, dove sono rinchiusi più di 1.000 minori, molti non accompagnati.

L’Organizzazione chiede ai leader di assicurare le necessarie salvaguardie legali e procedurali per il rispetto dei diritti umani.

Sono cominciati oggi in Grecia i primi rinvii verso la Turchia, dove all’alba di stamattina le autorità hanno scortato 202 migranti su imbarcazioni dirette verso i porti turchi. Save the Children è sconvolta dalla mancanza di tutele per i migranti respinti e chiede ai leader europei di ripensare urgentemente la loro proposta sospendendo tutti i trasferimenti verso la Turchia fino a quando ci sarà la garanzia che coloro che necessitano di protezione internazionale possano effettivamente riceverla.

“Save the Children è convinta che il modo in cui si sta implementando l’accordo UE-Turchia sia illegale e inumano. L’accordo rischia di minare il principio stesso della protezione internazionale per le persone vulnerabili in fuga da guerre e persecuzioni”, afferma Simona Mortolini, Responsabile Team Save the Children in Grecia. “Invitiamo con forza i leader europei a sospendere i rinvii fino a quando non saranno messe in atto le necessarie salvaguardie legali e procedurali che assicurino il rispetto dei diritti umani”.

Save the Children ha espresso inoltre profonda preoccupazione riguardo alla detenzione dei richiedenti asilo e alle condizioni deplorevoli del centro di detenzione di Moria sull’isola greca di Lesbo, dove più di 1.000 bambini, molti in viaggio da soli, sono rinchiusi in seguito all’accordo UE-Turchia.

“La situazione all’interno del centro di detenzione di Moria si sta deteriorando rapidamente”, prosegue Mortolini. “Ci sono famiglie e bambini che stanno dormendo all’aperto, stendendo coperte sottili sulla terra fredda, perché non c’è posto per loro nei centri di ricezione sovraffollati. Il campo era stato inizialmente predisposto per accogliere qualche centinaio di persone in transito per un giorno al massimo. Ora ne ospita circa 3.300 e molti di loro vi sono rinchiusi da oltre una settimana”.

“La gente continua ad arrivare sull’isola e il numero di famiglie detenute nel centro continua a crescere ogni giorno. Si tratta di una situazione estremamente pericolosa per i bambini e siamo preoccupati per il loro benessere fisico e mentale, specialmente per i minori che viaggiano soli”.

“Ci sono state riportate proteste e alcune persone ci hanno detto che tenteranno il suicidio se verranno rimandati in Turchia, alcuni hanno detto che salteranno giù dalle barche. Queste persone sono veramente disperate: hanno venduto tutti i loro averi per pagarsi il viaggio dalla Turchia alla Grecia, rischiando la vita durante la traversata e non hanno nulla a cui ritornare, né in Turchia, né nei loro Paesi d’origine devastati dalle guerre, dalla violenza dilagante e dall’insicurezza”.

Dall’entrata in vigore il 20 marzo dell’accordo tra Bruxelles e la Turchia, i bambini vulnerabili e le loro famiglie appena arrivati in Grecia, a prescindere dal loro status, sono stati sottoposti a detenzione in strutture chiuse sulle isole greche fino a quando, in seguito a colloqui individuali, viene emessa una valutazione sulla loro ammissibilità, un procedimento che può durare settimane o addirittura mesi.

Save the Children ha lanciato la risposta alla crisi migratoria in Grecia lo scorso anno raggiungendo finora oltre 340.000 persone, tra bambini e adulti, con aiuti essenziali quali cibo, generi di prima necessità per l’igiene e la costruzione di rifugi e abbigliamento. L’Organizzazione inoltre garantisce Spazi Sicuri a misura di Bambino, dove i minori in transito possono giocare e apprendere, nonchè aree dedicate alle madri, dove possono allattare e assicurarsi che i loro bambini ricevano i nutrienti di cui hanno bisogno. Save the Children sta inoltre incrementando i suoi programmi ad Atene e lungo in confine nord per rispondere ai bisogni delle migliaia di persone bloccate in queste zone.


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