I fedelissimi Renzi stanno dando la scalata allInpgi con capo cordata Antonio Funiciello stretto collaboratore del sottosegretario alleditoria Lotti oggi gran regista del rimescolamento delle carte nel settore. Mentre gli eredi dellindagato ex presidente Camporese hanno fatto il possibile e limpossibile per mantenere ben salde nelle loro mani le leve dellIstituto, palazzo Chigi ha piazzato le sue pedine nel cda e dintorni certamente per non restare alla finestra a contemplare il panorama delle dissestate finanze. Nonostante le rassicurazioni nel segno della continuità della squadra dei giornalisti (6 su 10 i rientranti), è improbabile che gli inviati del governo si limitino a tenere bordone e non preparino amare sorprese alla luce del giro di vite sollecitato dai ministeri vigilanti. Peraltro, è risaputo che il presidente del Consiglio non possa soffrire i giornalisti e le loro critiche, che gioirebbe se si abolisse lOrdine, e che ha avocato a sé il controllo del ddl sulleditoria e il cordone della borsa con i soldi pubblici da spartire, nonché si è riservato di dettar legge nel campo della censura sulle intercettazioni. Con questa marcia da carro armato, rinuncerebbe alla ghiotta occasione di imporre nuovo ordine dentro il nostro sistema previdenziale e di conseguenza di mettere sotto scacco la Fnsi?
Dal loro canto, gli editori sembrano fare il gioco del premier volenti o nolenti, però servili e miopi. Hanno disdetto il contratto per farne definitivamente carta straccia e per continuare impunemente a stringere accordi capestro e di dubbia legalità sulla pelle delle redazioni. Ultimamente hanno lanciato in grande stile loperazione concentrazioni delle principali testate. Repubblica e la Stampa hanno tracciato la strada e a ruota potrebbero seguirle Corriere della Sera e il Sole24ore, con la probabile benedizione di palazzo Chigi.
In altri tempi, specie in epoca berlusconiana, il sindacato dei giornalisti ha fatto fuoco e fiamme, al primo sospetto di inciuci, contro il governo e in difesa della libertà di stampa. Oggi la sua reazione appare timida e impacciata. E imbarazzante che sia proprio lex presidente della Fieg, la Federazione degli editori, e attualmente presidente dellAnsa, Giulio Anselmi, a tirarci le orecchie giudicando come impressionante che la corsa alle concentrazioni delle testate sia passata sotto silenzio e nella sostanziale indifferenza della politica e del sindacato.