Corro su ad aprire il PC e accendere la TV, e da lí non mi sono staccata per tutto il giorno. Dopo qualche minuto sono arrivate varie telefonate. Tanti amici e familiari. Al telefono Ingrid singhiozzava per l’angoscia perché l’avevano fatta evacuare dalla metro ad Arts Loi, la fermata prima di Maelbeek. La sfottiamo sempre perché non è mattiniera ed è sempre in ritardo. Meno male. Chiamo subito i miei a Palermo per dire che stavamo bene e posto sul profilo di facebook lo stesso messaggio. In pochi erano al corrente. All’inizio non si capiva l’entità dei danni, non c’erano molte immagini, si parlava solo delle bombe all’aeroporto. E poi a metà mattinata si sono viste le scene dell’interno della hall di Zaventem, adulti a terra, passeggini vuoti. E alla metropolitana gente sanguinante che veniva aiutata dai passanti o che aiutava i primi aiuti a medicare altri feriti. Poi i video dentro la metro con i pianti dei bambini. Dopo avere visto e sentito le stesse terribili scene cento volte, sono andata a fare una doccia per provare a far passare il senso di nausea e andare a prendere mia figlia a scuola. La rete mobile ha fatto presto a intasarsi. I cellulari non prendono più. Ma in pochi minuti – grazie WhatsApp! – abbiamo fatto il censimento di amici e colleghi. Tutti sani e salvi. Sotto shock, ma incolumi.
“Mi fa paura la paura che mi ha preso”
Corro su ad aprire il PC e accendere la TV, e da lí non mi sono staccata per tutto il giorno. Dopo qualche minuto sono arrivate varie telefonate. Tanti amici e familiari. Al telefono Ingrid singhiozzava per l’angoscia perché l’avevano fatta evacuare dalla metro ad Arts Loi, la fermata prima di Maelbeek. La sfottiamo sempre perché non è mattiniera ed è sempre in ritardo. Meno male. Chiamo subito i miei a Palermo per dire che stavamo bene e posto sul profilo di facebook lo stesso messaggio. In pochi erano al corrente. All’inizio non si capiva l’entità dei danni, non c’erano molte immagini, si parlava solo delle bombe all’aeroporto. E poi a metà mattinata si sono viste le scene dell’interno della hall di Zaventem, adulti a terra, passeggini vuoti. E alla metropolitana gente sanguinante che veniva aiutata dai passanti o che aiutava i primi aiuti a medicare altri feriti. Poi i video dentro la metro con i pianti dei bambini. Dopo avere visto e sentito le stesse terribili scene cento volte, sono andata a fare una doccia per provare a far passare il senso di nausea e andare a prendere mia figlia a scuola. La rete mobile ha fatto presto a intasarsi. I cellulari non prendono più. Ma in pochi minuti – grazie WhatsApp! – abbiamo fatto il censimento di amici e colleghi. Tutti sani e salvi. Sotto shock, ma incolumi.