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“Bruxelles è paralizzata tra dolore e sgomento”. Intervista a David Sassoli

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«In queste ore Bruxelles è paralizzata dopo l’attentato all’aeroporto e alla metropolitana. Stamane molti parlamentari sono giunti all’aeroporto e tante persone erano in partenza per le vacanze di Pasqua, ciò che è accaduto è un disastro», così ha dichiarato, a caldo il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli, sentito pochi minuti dopo i tragici fatti al telefono. «Questo tremendo attentato nel cuore della città europea e a due passi dalla Commissione e del Parlamento – ha proseguito Sassoli – ha provocato la paralisi totale della città: anche le linee telefoniche dei cellulari sono state interrotte per paura che attraverso i telefonini si potessero azionare congegni di detonazione. La paura, l’allarme e le precauzioni messe in atto dalle forze speciali e di polizia hanno generato ancor più apprensione. Poi, c’è il dolore e lo sgomento per ciò che è capitato, per le persone che hanno perso la vita (per ora sembra non ci siano italiani tra le vittime, ndr), per i feriti e tutti i cittadini che sono rimasti bloccati nei quartieri della città senza sapere cosa fare e senza avere notizie».

Lei giustamente ha ricordato che l’attentato è avvenuto proprio nel cuore dell’Europa, nella città dove ha sede il Parlamento europeo. Com’ è stato possibile malgrado l’alto livello di allerta?
«Siamo in presenza di una rete militare. La risposta che il terrorismo ha dato al blitz di Molenbeek di qualche giorno fa è chiarissima, hanno armi, hanno esplosivi, hanno una rete logistica, sono determinati, hanno piani di azione che evidentemente sono stati ben studiati nel tempo e hanno una rete in grado di tenere in piedi piani e strutture militari».

Come possiamo rispondere a un tale orrore così ben organizzato?
«È sempre difficile poter dare una risposta quando si parla di terrorismo. Ma a noi certamente mancano le condizioni fondamentali: una difesa comune europea e una intelligence europea. Abbiamo visto, anche nei giorni scorsi, proprio a seguito dell’arresto del terrorista Abdeslam Salah, le polemiche che sono nate tra gli apparati di sicurezza belgi e francesi. Credo che sia arrivato il momento per una grande iniziativa della Commissione europea per dotare l’Europa – per dare risposte ai cittadini europei – di una intelligence comune europea per contrastare qualsiasi fenomeno di terrorismo. Solo mettendo insieme le forze saremo in grado di avere la forza per prevenire questi terribili attentati. Se non ci muoviamo ora, subito, dimostreremo irresponsabilità».

Perché non lo si è fatto sino ad ora?
«Abbiamo gli strumenti giuridici per poterlo fare. Noi come Parlamento lo avevamo chiesto immediatamente dopo gli attentati di Parigi. Tuttavia sono iniziate le discussioni e i distinguo e le polemiche di alcuni paesi, che non vogliono sentir parlare di trasferimento di poteri all’Europa. Dunque tutto si è bloccato. Ma dal punto di vista giuridico, dicevo, c’è la possibilità di farlo, proprio come è avvenuto per l’Euro, senza chiedere l’adesione di tutti i paesi europei. Così, allo stesso modo, potremmo avere, con i paesi che decideranno di starci, una difesa comune europea. Per poter rispondere il giorno prima e non quello dopo».

L’arresto del terrorista Salah, secondo lei, ha innescato questa ulteriore ritorsione?
«Non possiamo sapere se questa serie di atti terroristici sia stata pensata prima o dopo l’arresto di Salah, ma certamente dal punto di vista simbolico, arriva temporalmente subito dopo l’arresto, quindi, il pensiero sorge spontaneo. Anche se il piano fosse stato pensato prima, è stato attuato con sollecitudine per rivendicare l’azione di polizia che ha portato all’arresto a Molenbeek del terrorista».

In Parlamento quali sono state le vostre iniziative appena avete appreso degli attentati?
«Ci siamo riuniti con tutti i parlamentari italiani e abbiamo cercato di capire quanto la nostra sede potesse essere sicura e difendibile da nuovi possibili attacchi. L’allerta è al livello più alto e il nostro Parlamento sembra essere sicuro, ma non possiamo averne la massima certezza e dunque c’è apprensione. Ora stiamo seguendo l’evolversi dei fatti con immenso dolore».

Fonte: Riforma.it


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