Si è fatta da qualche tempo più forte l’attenzione alla fase di attuazione delle leggi , rispetto al momento , tradizionalmente considerato esauriente , dell’approvazione parlamentare. Lo si deve , in buona parte , alle sensibili antenne con cui al capo del governo Matteo Renzi riesce di captare il momento del contatto tra gli effetti di una legge e l’interesse dei cittadini. Una sensibilità alla quale il contorto pensiero politico del nostro paese guarda con singolare diffidenza , quasi che l’interesse reale dei cittadini debba prescindere dai sentimenti e dai desideri degli stessi .Fatti sempre salvi gli eccessi , dai quali è bene guardarsi , per i quali il consenso è l’unico fine dell’azione politica.
Da qui l’importanza di creare le condizioni per un impatto che sia ad un tempo morbido ed incisivo della riforma del parlamento , condizioni in parte recentemente anticipate su queste colonne in tema di ripristino dell’iter legislativo tracciato dall’art. 72 della costituzione . Senza mai dimenticare che sarà il voto dei cittadini a stabilire l’entrata in vigore della riforma , il lavoro di predisposizione va fatto per tempo , e non sarà comunque un lavoro sprecato . Non sarà tempo sprecato il raggiungimento dell’ obiettivo del recupero del procedimento legislativo e dell’abbandono dei cosiddetti “riti irrituali” , delle leggi di delega senza princìpi direttivi e dei decreti legge senza urgenza o necessità , e senza limiti di materia ; né il buon funzionamento della riforma del parlamento richiederà un impegno meramente organizzativo , e ancor meno sarà frutto di un fatto meccanico. Un impatto positivo della riforma del parlamento sull’ordinamento e sulle relazioni istituzionali , in caso di vittoria del sì al referendum , è nell’interesse di tutti , anche di quanti si dichiarano oggi legittimamente per il suo rigetto.
La sicurezza derivante da una successiva , seconda lettura nell’altra camera ha avuto fino ad oggi la funzione psicologica e rassicurante dell’errore riparabile , quella che la rete sottostante ha per i trapezisti in volo; o la prospettiva del giudicato al momento del giudizio di primo grado.
E’ importante immaginare fin d’ora le novità del nuovo assetto parlamentare , non affidarsi al caso : la camera dei deputati – oramai sostanzialmente “parlamento” , senza spartizioni se non episodiche con il tradizionale rivale di palazzo Madama – avrà una maggioranza parlamentare unitariamente distribuita , senza zone pericolanti o presidiate dalle minoranze , numericamente forte e inusitata . Non si dovrebbero così creare le situazioni di necessità che hanno determinato il fenomeno delle migrazioni da uno schieramento all’altro : con l’impossibilità di distinguere , almeno con certezza , mercenari ed idealisti Un po’, con il rispetto dovuto al dramma di tutti i veri , incolpevoli migranti , come tra gli ” economici ” e i “richiedenti asilo” .
Questa ineditamente solida maggioranza si avvarrà di diritti garantiti all’interno di un iter legislativo cadenzato e modulato sul ritorno ai canoni dell’art. 72 della costituzione, con il corredo di tempi certi ; e sarà , per compenso , limitata dalla rinuncia ai vantaggi degli ormai consolidati ” riti irrituali” incompatibili con la concorrente , riconquistata autonomia del parlamento . Le minoranze , a loro volta, saranno tutelate dalla garanzia di un proprio statuto , che garantisce diritti certi ma rispettosi del principio di maggioranza , all’interno di un assetto che le restituisca , le stesse minoranze , al ruolo prevalente di testimonianza programmatica e di denuncia degli errori e della insufficienze del governo. In questo quadro , il confronto parlamentare potrà tornare ad essere , per gli elettori, un terreno di valutazione prospettica delle future scadenze elettorali . La fotografia del futuro è sempre un esercizio difficile , ma il suo tratteggiamento è impegno necessario perché di vera riforma – sempre se confermata dal voto popolare- si tratti : con l’ambizione di riequilibrare finalmente la relazione fin qui sbilanciata tra legislativo ed esecutivo , e la effettiva , riconoscibile separazione tra i due poteri e le relative funzioni. La relazione tra governo e parlamento è stata dominata dalle camere nella cosiddetta prima repubblica ,per i vincoli di politica internazionale che mantenevano al governo sempre uno dei due grandi partiti, e l’altro sempre all’opposizione ; e dominata dal governo negli ultimi vent’ anni , da quando si è resa possibile finalmente l’alternanza dei partiti al governo del paese , senza peraltro adeguarvi le regole del procedimento legislativo .
Parlamento nuovo , restaurato , impone responsabilità alla politica ,al di là del cambiare dei ruoli. In primo luogo , ingigantiscono ruolo e responsabilità del presidente della camera divenuto guida e garante del nuovo assetto , con un ruolo di garanzia del nuovo equilibrio tra parlamento e governo che richiede una terzietà non di facciata , ed una autonomia dai partiti e dal governo quale da decenni non si richiede se non al capo dello stato. Diviene , il presidente della camera , la seconda figura di garanzia del sistema , accanto a quella del garante supremo che sta al Quirinale : e ai connotati ricercati per quest’ultimo dovranno richiamarsi le forze politiche nell’individuazione della fisionomia del vertice parlamentare . Lasciando perdere le sperimentazioni di soggetti del tutto privi di esperienza , contrarie ad ogni principio meritocratico o funzionale; ed evitando la scelta di personalità che giochino in un ruolo terzo le ambizioni di un futuro di potere politico.