Il vento caldo rosso che asserraglia l’Europa fa salire la temperatura dell’aria e della politica. Le elezioni legislative francesi, al secondo turno di ballottaggio, stanno decretando una maggioranza assoluta per il Partito socialista del Presidente François Hollande. Secondo i primi sondaggi (CSA, Sofres e IPSOS), il PSF avrebbe ottenuto 312 – 322 seggi sui 577 dell’Assemblea Nazionale. A questi andrebbero aggiunti 20 parlamentari eletti dai Verdi (che potranno così formare un gruppo autonomo). Netta sconfitta per l’UMP, il partito del’ex-presidente Nicolas Sarkozy, che scende a 231 eletti, mentre il Fronte Nazionale potrebbe per la prima nella sua storia portare all’Assemblea qualche deputato: la leader Marine Le Pen, che però potrebbe anche perdere per una manciata di voti, sua nipote Marion- Marechal Le Pen (studentessa in legge di 22 anni) e l’avvocato Gilbert Collard.
Sconfitta eccellente la Ségolène Royal, ex-compagna di Hollande (hanno avuto 4 figli), già avversaria nel 2007 alle presidenziali contro Sarko, che ambiva a diventare la prima donna socialista presidente dell’Assemblea Nazionale, ma che la rivalità personale e la gelosia dell’attuale compagna del presidente, la giornalista politica Valérie Trierweiler, hanno contribuito a farle perdere i voti dei “socialisti dissidenti”, a favore del più giovane Olivier Falorni, quello stesso candidato socialista, che in passato avrebbe fornito il pied-à-terre ad Hollande e Valerie nel periodo in cui il futuro presidente era ancora il compagno della Ségolène.
Sarà una spina nel fianco privata e anche interna al suo stesso partito socialista per il proseguimento della legislatura, certo, ma per Hollande la vittoria che si preannuncia storica significherà il rafforzamento del programma europeo di crescita, basato sul finanziamento di grandi opere infrastrutturali, di aiuti all’occupazione giovanile, di tassazione sulle transazioni finanziarie, di avvio degli eurobonds, e, soprattutto, di contrasto con la linea iperliberista e di rigore della Merkel. Una boccata di ossigeno keynesiana per l’intero continente, dopo 3 anni di grigiore a base di austerità, aumenti di tasse e finanziamenti “monstre” alle dissestate banche private, prime responsabili di questa crisi economico-finanziaria.
Probabile in Francia anche la scomparsa del centro moderato, con la sconfitta del leader dei Modem, François Bayrou (forse verranno eletti solo 2 deputati del suo gruppo). Scompare dalla scena anche un simbolo dell’epoca mitterrandiana, Jack Lang, famoso e “creativo” ministro socialista della cultura. In qualche modo si radicalizza lo scenario politico francese, oltre che europeo, anche in vista delle elezioni tedesche dell’anno prossimo, quando la Merkel dovrà vedersela con il sempre più forte SPD, il partito socialista guidato da Gabriel, che ha stravinto finora in quasi tutti i lander e detiene già la maggioranza al Bundesrat, la camera regionale di Berlino.
“Lo spettro del socialismo”, insomma, si aggira di nuovo per l’Europa, anche se gli esiti delle politiche in Grecia hanno favorito i conservatori di Nuova Democrazia, (quella stessa Nuova Democrazia che falsificò i bilanci dello stato e portò il paese al tracollo!). Anche in Grecia non è in discussione la permanenza nell’Eurozona, quanto la ridiscussione degli “scellerati patti” con FMI, BCE ed Eurogruppo che hanno strozzato Atene e messo in estrema povertà tutto il popolo ellenico.
Da lunedì, insomma, lo scenario europeo, con qualche eccezione, dovrà fare i conti con un elettorato che torna a chiedere giustizia, equità, solidarietà e sviluppo. Un “ritorno al passato” o più concretamente una spinta verso un “futuro socialista”, che lasci le infide sponde del neoliberismo “compassionevole” dei Blair, Schroeder, Zapatero, D’Alema, Veltroni, Papandreu, per approdare verso lidi nuovi e chiari, che sanno appunto di riformismo socialista, moderno, globale e collegato in Rete.