Lei, la ragazza col reggiseno azzurro che la polizia dei generali egiziani ha selvaggiamente picchiato mesi fa come si vede nella foto d’apertura, non la ricorda propro nessuno in queste ore di ordinaria disperazione egiziana. I generali hanno vinto la partita. L’hanno vinta proprio così. Brutalizzando prima il movimento di Piazza Tahrir e fomentando poi le violenze di piazza contro i copti, spesso istigate se non proprio perpetrate dagli uomini del regime. Non ci vuole Einstein per capire che i copti avrebbero cominciato a temere, a tremare e che da parte il movimento si sarebbe diviso e in parte isolato da settori terrorizati della società.
A questo calcolo perfetto dei generali golpisti i Fratelli Musulmani hanno abboccato con tutte le scarpe, cedendo alla tentazione della prova di forza davanti al chiaro tentativo dei generali di restare loro al potere.
Così si sono consegnati i copti ai generali, complice un clero alleato del regime da decenni, e si è consentito a questo binomio reazionario di dire al mondo: ” siamo salvi, questo Parlamento fondamentalista è stato sciolto, pericolo scampato”. Il che significa che anche le presidenziali di domani non hanno valore,visto che i candidati sono stati legittimati dal Parlamento disciolto, ma questo ancora non si dice. Lo si dirà solo servisse.
Ma siccome è probabile che vinca il candidato dei nostalgici di Mubarak, Shafiq, anche per le tantisime astensioni che ci saranno, forse ai generali farà comodo un presidente eletto.
Non è la fine della rivoluzione, è un nuovo inizio, sperando che i Fratelli Musulmani facciano tesoro della loro sconcertante ingenuità e che l’opinione pubblica mondiale non cada nel tranello dei golpisti. Forse la prima cosa è più facile della seconda. Quel tranello fa tremendamente comodo, a tanti.