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Trump e il populismo fascista

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Quando, come ho fatto io negli ultimi giorni, ho seguito-fuggendo per un momento dalla difficile politica italiana-le primarie che si stanno svolgendo negli Stati Uniti e che avranno, il primo marzo 2016, una tappa importante mi è venuto in mente (e ho poi visto che vari altri quotidiani, a cominciare da La Repubblica ne hanno parlato) il populismo di cui mi sono a lungo occupato negli ultimi anni. E quella definizione di populismo condivisa da tutti gli studiosi dei fascismi europei-da Angelo Tasca a Emilio Gentile, da Renzo De Felice a chi scrive-che parla della parentela indubbia che esiste tra i fenomeni populisti e i fascismi.

Tanto da notare che l’egualitarismo populista assomiglia di più a quello fascista-concentrandosi sull’eguaglianza delle uniformi, dello stile di vita e del modo di essere-piuttosto che a quello liberal democratico e che, in definitiva, il populismo assomiglia per molti aspetti a una versione pacifica e asettica del fascismo ed è come quello contrario  alla democrazia moderna e alla sicura non volontà di rispettare le regole di un regime, parlamentare o presidenziale che sia e a privilegiare un capo carismatico e una èlite di illuminati intorno a lui.

Se si guarda partendo da quello che la storia del ventesimo secolo ci ha già insegnato, dopo la prima guerra mondiale e la seconda, non ci stupisce che il candidato maggioritario repubblicano  e miliardario Donald Trump abbia citato con gusto una celebre frase del dittatore italiano Benito Mussolini, il romagnolo di Predappio che, adoperando il linguaggio di moda tramite Twitter, ha ricordato, dopo aver mandato alcuni frasi offensive contro la democratica Hillary Clinton che ha vinto  a mani basse contro Sanders in South Carolina, aver criticato papa Francesco sull’immigrazione e aver elogiato la tortura,  che  è “meglio un giorno da leone che cento da pecora” .

E, interpellato dall’emittente televisiva Msnbc, risponde in maniera spavalda: “Sapevo di citare Mussolini e non mi dispiace. E’ una bella citazione e mi piace. Che differenza fa se è Mussolini o un altro? La tv insiste:” Ma con quel tweet  vuol essere associato a Mussolini, a un fascista?” E Trump risponde fascisticamente “me ne frego” e aggiunge:” Voglio essere accostato a belle citazioni”. Poi, intervenendo sulla CNN, evita di prender le distanze dal Ku Klux Klan, dopo che l’ex grande capo degli incappucciati David Duke ha dichiarato pubblicamente:” Non votare Trump sarebbe un tradimento.” E Trump risponde:” Non so nulla su David Duke e sui suoi amici. Non posso condannare qualcuno di cui non so nulla. Certamente se facessi qualche ricerca e scoprissi che c’è qualcosa di sbagliato lo sconfesserei. E, poi messo alle strette dai giornalisti, ha dovuto sconfessare  a denti stretti Duke.

Peccato che Eva Schloss, sorellastra di Anna Frank di 86 anni ha detto senza esitazioni che Trump ammira Hitler e incita al razzismo. Accusa che gli fa oggi anche l’ex moglie Ivana che ricorda come l’immobiliarista tenesse sul comodino una raccolta dei discorsi del Fuhrer.


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