Ddl antiabluzione

0 0

di Nadia Redoglia
Per far prima s’è deciso di nomarlo ddl anticorruzione, parolone d’effetto per la comprensione di tutti.  Quanto poi però a chiarirne la natura (vogliamo chiamarla “ratio legis”?) è tutt’altro paio di maniche, comprensibile (giustappunto) solo agli “ammanicati”, in primis i parlamentari demandati a votarlo o distruggerlo in proprio e/o per conto terzi. Prendiamo l’ineleggibilità (ma mica subito neh? In pratica potrebbero avere tempo fino al 2018)

Dato l’elevato numero di Donne e Uomini moralmente ineccepibili (nascono così e sono proprio incapaci di trasformarsi) disponibili e idonei ad amministrare il Paese dunque eleggibili fin dal 2013,  perché s’è ritenuto necessario parare invece il lato b di quelli in odore di reati per corruzione et similia,  più o meno mafiosi, ovvero quella specie di simbiosi delinquenziale che, svilendo, svillaneggiando, avvilendo i cittadini s’è succhiato il Paese?
Per sentire l’afrore del potenziale pericolo e dunque sancire l’ineleggibilità, sono sufficienti i carichi pendenti, mica 3 gradi di giudizio. Dove starebbe la “ratio” nel fare (ancora) correre questi rischi al Paese?

Oggi è ampiamente dimostrato che dobbiamo pretendere corpi puliti e tutti interi ché solo le mani non sono bastate: le restanti parti sporche hanno fatto presto a mozzarle o a insozzarle.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21