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“Devreporter”, per un’informazione responsabile

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Dieci punti,  un vademecum con altrettante raccomandazioni perché l’informazione in ambito internazionale usi parole e  argomenti responsabili. Sono il frutto dei tre anni di lavoro del progetto Devreporter che ha coinvolto giornalisti e operatori delle organizzazioni non governative di Piemonte, Rhone-Alpes e Catalogna. Un cammino lungo, nel quale l’Associazione Stampa Subalpina è stata partner convinta fin dai primi passi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso non immaginavamo naturalmente che il tema dei rifugiati potesse assumere i contorni drammatici di questi mesi. Le scene alle quali  abbiamo assistito nei Balcani, a Calais, sulle coste italiane e greche non erano ancora nei nostri occhi, ma proprio questo orrore accresce, se possibile, il valore di un progetto che ha messo al centro dell’attenzione il ruolo dei giornalisti nello spiegare i fenomeni, contrastando in questo modo il diffondersi dei luoghi comuni e del razzismo.

Devreporter non a caso è iniziato tre anni fa con una ricerca che ha indagato su qualità e quantità dello spazio dedicato dai media ai temi trattati dalla cooperazione internazionale. Dagli spunti emersi è partito il confronto tra giornalisti e Ong, un confronto che, pur nel rispetto dei ruoli, ha evidenziato le azioni che possono essere messe in atto per raccontare le aree dimenticate del pianeta.  Non è stato facile ma è stato significativo che una parte dei finanziamenti abbia poi consentito a giovani giornalisti di realizzare reportage in questi paesi, raccontando con indipendenza le problematiche e l’intervento delle Ong.

Non solo. Tra i buoni frutti del progetto vi è stata anche la nascita di rubriche informative sui media locali: particolarmente significativa quella frutto dalla collaborazione tra il consorzio delle Ong piemontesi e il Telegiornale Regionale della Rai nel solco della migliore tradizione del servizio pubblico radiotelevisivo.

Il vademecum vuole infine lanciare un ponte sul futuro, un’integrazione e un richiamo ai valori della Carta di Roma. Se l’Italia, da questo punto di vista, rappresenta una realtà molto avanzata, è importante che questi temi entrino nel dibattito della categoria anche in Francia e Spagna, perché della responsabilità sociale del giornalista nel proteggere gli ultimi della terra non si parla mai abbastanza.

Più volte, nel confronto con i nostri partner internazionali, mi è stato chiesto per quale ragione un sindacato chiamato ad affrontare quotidianamente una crisi occupazionale pesantissima abbia sostenuto un progetto come questo. A tutti ho risposto e continuo a rispondere che la miglior strada per uscire dalla crisi è quella di puntare sul giornalismo di qualità, quel giornalismo che sa comprendere e raccontare la realtà.  Un giornalismo che non urla e che, come dice un proverbio balcanico, è capace di affacciarsi con curiosità verso altri balconi.

Ne parleremo lunedì’ 15 a Torino insieme al presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti e ai rappresentanti del mondo della cooperazione e dell’informazione che hanno lavorato con noi in questi anni.

*Segretario Associazione Stampa Subalpina


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