Il Gip di Verona Livia Magri, accogliendo la richiesta avanzata dal pubblico ministero, ha disposto l’archiviazione di nove procedimenti, tutti per diffamazione oltre a uno per millantato credito e sostituzione di persona, aperti relativamente all’inchiesta “L’Arena” trasmessa il 7 aprile 2014. A querelare erano stati lo stesso sindaco di Verona, l’imprenditore Armando Marziano, due componenti della famiglia crotonese dei Giardino, il consigliere della quinta circoscrizione veronese Francesco Sinopoli, l’indipendentista veneta Patrizia Badii, una donna di origini rumene di cui in onda non è stata divulgata l’identità.
Secondo il giudice, Sigfrido Ranucci (nella foto) “ha dato ampia prova dell’approfondita attività di verifica delle notizie” e “le modalità di svolgimento del servizio“. Ha specificato che: “Non vi è neppure un fatto che sia risultato non veritiero“, dalla cena in Calabria a cui Tosi ha partecipato insieme a soggetti coinvolti in inchieste per associazione mafiosa, alla circostanza che diverse persone riferissero che esistesse un video hard coinvolgente il Sindaco e che potesse costituire un’arma di ricatto: “Proprio quest’ultimo aspetto (il possibile ricatto, n.d.r.) determina l’interesse giornalistico e l’indiscutibile interesse pubblico” sull’esistenza o meno del video.
Tosi aveva fatto registrare Ranucci mentre stava svolgendo il suo lavoro d’indagine, e avanzato querela ancora prima che la puntata fosse trasmessa, sostenendo in conferenza stampa che Report stesse “costruendo, costruendo nel senso di montare qualcosa di non vero, una serie di notizie, cercando di averle, di comprarle, anche in maniera illecita, nel senso utilizzando in maniera illecita fondi della Rai, e utilizzando quindi una trasmissione di Stato per appunto, distruggere politicamente e personalmente il sottoscritto“. Il giudice ha scritto che tale querela “integra una calunnia“, decretando l’imputazione coatta del primo cittadino.
E’ una sentenza di portata storica a difesa del giornalismo d’inchiesta: sarebbe stato gravissimo se fosse risultato lecito da parte di un politico tentare di bloccare la pubblicazione di un’inchiesta registrando clandestinamente un giornalista e utilizzando querele preventive, rifiutando al contempo il confronto col cronista. Si chiude così la lunga scia giudiziaria successiva alla puntata dell’aprile 2014: quattordici complessivamente i procedimenti archiviati.