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Non abbiamo un buon rapporto con la responsabilità

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In Italia non abbiamo un buon rapporto con la responsabilità. Quando un partito non vuole “rispondere” di una legge lascia libertà di coscienza ai suoi parlamentari. Come dire: il partito non c’entra, semmai sono loro – uno per uno – a votare sì o no, come sta succedendo da ultimo  sulla legge per riconoscere le coppie omosessuali.  Ma neanche i parlamentari vogliono “rispondere” del loro voto. Si trovano perfettamente a loro agio con il voto segreto, molto meno con quello palese. Cedono poi a veri e propri attacchi di panico, se c’è chi pubblica i loro nomi e persino le loro facce. Allora è tutto un gridare alla “lista di proscrizione”, “gogne mediatiche”, persino “disinformazione di stampo fascista”.

Eppure, sapere come decide  in parlamento un partito o una persona che abbiamo votato sarebbe il minimo sindacale della democrazia rappresentativa. Dove la libertà da vincoli di mandato dell’eletto è complementare al controllo dell’elettorato. Ma saltando l’indipendenza del politico nominato dal partito, si svuota anche la cultura del controllo democratico della pubblica opinione. Così, si va sempre più verso un parlamento autoreferenziale, con deputati e senatori mimetizzati quando servono decisioni coraggiose e impopolari; sovraesposti quando si votano concessioni dannose e populiste.
Come cittadino, vorrei sempre avere nomi e volti di chi ha votato ogni provvedimento parlamentare, per regolarmi poi con certezza alle elezioni.
Magari sui siti parlamentari, in tempo reale e su archivi storici, ordinati per temi e per eletti, in modo da ricostruire in ogni momento il posizionamento politico di chi siede nelle assemblee. Altro che liste di proscrizione, sarebbe invece un formidabile strumento di responsabilizzazione di eletti ed elettori. Perché un politico senza controllo diventa un potere forte, che si allea con altri poteri forti.
Da noi, il patto che offre la politica ai cittadini è un altro: io non controllo te e tu non controlli me, così nessuno è responsabile di niente.
Ma chi tradisce il patto e pubblica la lista non ha scampo: è un gogno-fondamentalista e un mediatico-fascista.

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