A Colonia è successo qualcosa di terrificante e folle: a Capodanno ci sono state tantissime violenze contro le donne che hanno portato a più di 150 denunce da parte di donne che dicono di aver subito violenza da “gruppi di stranieri per lo più di origine nordafricana e marocchina”, secondo quanto riferisce il giornalista Udo Gümpel.
La gran parte delle donne ha denunciato molestie sessuali e furti, mentre le denunce presentate per stupro sarebbero solo 3 e gli indagati 31, solo 18 dei quali richiedenti asilo. Sta di fatto che l’accaduto è rimbalzato in Italia perché è andato a toccare l’archetipo “violentano le nostre donne”, che è uno dei moloch intoccabili di chi propone di evitare ogni tipo di integrazione.
Peccato che siano gli stessi che quando una fanciulla rifiuta i loro stereotipi e chiede loro quanto meno di rendere conto della complessità le danno con tranquillità della puttana o scrivono: “Peccato che non sia successo a lei”. Sotto il post di Matteo Salvini sulla violenze di Colonia si possono leggere post di questo tenore: “Vergogna, luride razziste. I profughi hanno fatto un lungo viaggio, hanno dovuto lasciare le loro donne a casa, cercavano solo un po’ di calore umano in mezzo al gelo della xenofobia europea, volevano solo dare una palpatina a quei bei culi europei che svettano vista l’assenza del burqa… aprite le gambe e fatevi stuprare, RAZZISTE!
#RefugeesWelcome”.
In Germania in questi giorni si cerca di capire che cosa è successo: il ministro della giustizia Heiko Maas parla di “dimensione nuova della criminalità organizzata” e sabato 9 gennaio ha risposto alla manifestazione del movimento neonazista PEGIDA, sceso in piazza con 1700 hooligans, costruendo una squadra speciale di polizia per indagare e identificare chi ha commesso il reato. In Italia, invece, chi lavora per integrare si trova ad essere accusato di difendere gli stupratori di Colonia: emblematici sono i commenti sotto l’ultimo post di Laura Boldrini in memoria della strage di “Charlie Hebdo”, in cui si accusa la presidente della Camera di non rispondere e di non condannare quando gli autori delle violenze sulle donne sono immigrati. Il tutto in un cortocircuito folle che non rammenta quanta violenza nei confronti delle donne compiano quotidianamente i nostri connazionali e quanta violenza accada in famiglia. Mentre poco si sa dei fatti e delle responsabilità e corre la lettura ideologica di una vicenda complessa, si fa forte la perplessità e l’impressione che a volte il problema dello “stuprano le nostre donne” non riguardi tanto lo stupro in sé quanto una sorta di esclusiva dello stesso.