Lo aveva promesso e lo ha fatto. È stato il giorno della verità per Francesca Immacolata Chaouqui e quale posto migliore se non la Calabria in cui è nata e cresciuta? Il 7 gennaio è stata una giornata molto movimentata per il piccolo paesino di San Sosti, in provincia di Cosenza, che la pierre ha scelto per la prima uscita pubblica di questo 2016. Tanti gli invitati alla conferenza stampa del momento, indetta proprio da lei con l’aiuto della consigliera di minoranza Carmela Martucci. E se tanti sono stati i presenti accorsi, anche solo per curiosità, c’è chi ha preferito non esserci come il sindaco del paese Vincenzo De Marco.
L’arrivo in sella ad una Harley Davidson guidata da un’amica sulle note di “Io non ho paura” di Fiorella Mannoia, come si addice alle star. Il marito defilato e lei con il piccolo Pietro in grembo l’unica star della giornata. Emozionata e tesa, forse poco a suo agio davanti l’obiettivo delle telecamere, ha cominciato a parlare del processo Vatileaks2 che la vede coinvolta insieme a padre Vallejo Balda, lo scrittore Emiliano Fittipaldi e il giornalista Gianluigi Nuzzi, autori rispettivamente di “Avarizia” e “Via crucis”, per possesso e sottrazione di documenti riservati della Santa Sede.
Ha esordito con tante belle parole sulla Calabria e sulla voglia di investire qui, spiegando che la sua terra ha tanto da offrire, per poi passare al processo che la vede coinvolta. “Io innocente in un processo senza prove” si è difesa la pierre. “Sono arrivata nella commissione del Vaticano nel luglio del 2013- ha continuato la Chaouqui- e non ero lì per caso, ma per le mie capacità professionali, una esperta di comunicazione. Sbaglia chi fa illazioni”.
Come un fiume in piena per più di due ore ha continuato parlando di un altro personaggio chiave del processo, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, raccontando di avergli consigliato una perizia psichiatrica perché non era più mentalmente stabile. “Un giorno l’ho trovato vestito con la mimetica -ha rivelato- e mi ha detto che doveva dare un segnale alla curia. Oppure posso raccontarvi che andava in un bar che frequentava spesso, si toglieva le scarpe e beveva e beveva tanto”. Ha spiegato che il monsignore non voleva colpire Papa Francesco e anche come Balda fosse affascinato da Gianluigi Nuzzi, tanto da consegnargli dei documenti solo per sostenere che la riforma della Curia di Papa Francesco era solo all’inizio. “C’è una sofferenza alla base del gesto, non una volontà di vendetta o di ripicca” ha detto la Chaouqui. Insomma, se sia stato show o altro è difficile dirlo.
“Non ho mai dimenticato il mio paese. Da qui parte tutto, la mia famiglia, le mie radici e soprattutto la mia fede alla Madonna del Pettoruto”. Termina parlando della lettera scritta il giorno dopo l’uccisione della sedicenne calabrese Fabiana Luzzi dal ragazzo, che per molti è stata equivocata. “Sono stata accusata di rinnegare la mia terra, ma in realtà la mia volontà era aprire un dibattito e questo mio pensiero espresso in una lettera al ‘Corriere’ dopo la morte di Fabiana Luzzi è stato frainteso come volontà di non amare la mia terra. Proprio questo vorrei chiarire amo la Calabria e tornerò a vivere qui” conclude soddisfatta la Chaouqui.