Presidente Mohamud: inaugurazione e pulsioni estremiste

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La Somalia di Hassan Sheikh Mohamud ha interrotto le relazioni con l’Iran dando 72 ore di tempo ai suoi diplomatici per lasciare il suolo di Mogadiscio dopo una crisi improvvisa che ha lasciato tutti senza parole per i comportamenti estremisti che l’hanno caratterizzata. L’iniziativa somala, che ha aderito a quella dell’Arabia Saudita e di alcuni altri Paesi del Golfo oltre al Sudan, segue di una decina di giorni la crisi che si era già aperta tra Somalia e Iran. Il 27 dicembre la polizia somala aveva infatti arrestato due religiosi iraniani ritenuti responsabili di aver presentato ad alcuni giovani l’islamismo sciita. L’ambasciatore iraniano a Mogadiscio si era detto speranzoso in una rapida soluzione di quello che aveva definito un assurdo malinteso, ma la situazione è precipitata dopo l’esecuzione di cinque giorni fa a Riad dell’imam sciita Nimr al-Nimr ed il successivo incendio dell’ambasciata saudita a Teheran

L’adeguamento di Mohamud e della sua setta d’appartenenza Damul Jadid alla linea sunnita dettata da Riad contro l’Iran sciita, mira soprattutto ad appoggiarsi ancora ai fondi arabi in vista delle elezioni presidenziali della prossima estate così come già avvenuto nel 2012. La comunità internazionale è avvertita.

In fortunata coincidenza col rinsaldarsi dell’alleanza tra Riad e Mogadiscio, tutti i rapporti della Somalia con i Paesi del Golfo hanno trovato ieri un’occasione di rafforzamento ed espansione grazie all’inaugurazione dell’aeroporto di Bosaso la cui completa ristrutturazione ha permesso di raggiungere gli standard internazionali. La città di Bosaso, posta all’estremo nordest della regione semiautonoma del Puntland, affacciata sul Golfo di Aden e posta di fronte alle coste dello Yemen, è il ferro di lancia dei traffici commerciali della Somalia che trova nei Paesi del Golfo i maggiori partner economici.

Bosaso è uno dei principali aeroporti della Somalia ed il suo adeguamento è stato salutato dai più alti dignitari dello Stato. Oltre al Presidente Mohamud, hanno partecipato alla sua inaugurazione l’ex Primo Ministro Abdiweli Sheikh Ahmed, capo dell’opposizione “Forum per la democrazia e l’unità”, e l’altro ex Primo Ministro Abdiweli Mohamed Ali Gaas che attualmente è il Presidente del Puntland ed ha fatto gli onori di casa. Tutte le autorità intervenute hanno espresso il loro compiacimento per il completamento di questo megaprogetto. Nel suo discorso il Presidente Mohamud ha sottolineato che questo è uno dei grandi successi raggiunti dal popolo somalo e che “Si tratta di un importante passo avanti per lo sviluppo del paese e mostra come siamo tutti impegnati a costruire le infrastrutture importanti della nostra nazione”.

A sua volta il Presidente del Puntland Abdiweli Mohamed Ali Gaas ha ricordato che sono in corso anche i lavori di ampliamento dell’aeroporto di Garowe, capitale del Puntland. Alla cerimonia era presente anche l’Ambasciatore italiano in Somalia Fabrizio Marcelli perché l’Italia ha partecipato alla realizzazione del progetto con circa sette milioni di dollari a valere sull’accordo di novazione sottoscritto nel settembre 2011 da Abdiweli Mohamed Ali Gaas, quando era Primo Ministro del Governo di transizione della Somalia, e dall’allora Ministro degli esteri italiano Franco Frattini.

Il finanziamento è stato conferito dall’Italia all’Agenzia delle Nazioni Unite per i progetti ed i servizi (UNOPS) ed i lavori sono stati eseguiti dall’impresa Cina Ingegneria Civile e Construction Company (CCECC). Anche l’Ambasciatore cinese Wei Hongtian era presente alla cerimonia ed ha potuto salutare le autorità intervenute in un fluente somalo avendo imparato la lingua durante gli studi condotti a Mogadiscio grazie ad una borsa di studio erogata dal governo di Siad Barre nell’ambito della cooperazione universitaria somalo-cinese. La circostanza dà le dimensioni di quanto la Somalia è regredita rispetto a quando poteva permettersi di aiutare uno Stato emergente qual era la Cina di trent’anni fa.

Intanto, sul fronte della lotta al terrorismo, si verifica un singolare episodio: l’Etiopia, che aveva acconsentito all’installazione di una base americana per droni da utilizzare per il monitoraggio in territorio somalo degli Al Shabab, ha fatto retromarcia chiedendo la chiusura della base. Gli Usa hanno accettato nonostante le ingenti spese affrontate dal 2011 per l’installazione del sito e continueranno la loro attività di controllo dei terroristi somali dalla base di Gibuti, come ha dichiarato il Pentagono.

Fonte: Repubblica


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