Polonia, bavaglio di Stato

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Da qualche giorno la radio pubblica polacca manda in onda, al posto dell’inno nazionale, l’Inno alla gioia tratto dalla nona sinfonia di Beethoven. Lo ha deciso il direttore Kamil Debrewa, in segno di protesta verso la legge sui media approvata alla fine dell’anno dal Parlamento.
Si tratta su una vera e propria legge bavaglio che consegna alla maggioranza e al governo di turno il dominio sui canali pubblici.
La tendenza al controllo degli esecutivi non è un’esclusiva della Polonia, come per altro indica anche la nuova legge sulla Rai approvata in Italia, ma a Varsavia, la situazione è molto più delicata, non solo per il testo della norma, ma anche per il contesto dal quale origina.

Il partito di maggioranza, Diritto e giustizia, ha tra i suoi riferimenti il presidenzialismo autoritario dell’Ungheria di Orban, non certo un modello virtuoso in termini di tolleranza, costituzionalismo e tutela dei diritti e delle minoranze.
Il presidente Kaczynski, forte di una posizione saldamente autorevole, sta cambiando le regole del paese. La nuova legge sui media si ispira infatti al principio del controllo totale e alla demolizione del pluralismo politico ed informativo.
Da qui la decisione dei direttori dei canali pubblici di rassegnare le di dimissioni e quella di “Polska radio” di trasmettere l’Inno alla gioia. Il vicepresidente della commissione europea, l’olandese Timmermans, ha scritto una lettera al governo polacco per chieder spiegazioni.
Il carteggio durerà qualche anno, nel frattempo Kaczynski avrá tutto il tempo per “Mettere in riga” i suoi oppositori ed oscurare il diritto della pubblica opinione ad essere informata.


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