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Cinema 2015. Bilanci? Ma sì, sbilanciamoci!

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Iniziamo da un’impressione generale: il 2015 è stato un anno di buon cinema, in sala abbiamo trovato praticamente tutto quello che volevamo, e anche il cinema italiano ci ha riservato belle sorprese. Tanto da farci pensare che veramente la nostra settima arte sia viva, anche se immersa in un contesto che non la aiuta. La polemica l’ha sollevata Paolo Sorrentino vincitore degli Efa (European Film Awards) a Berlino, con il suo discutibile – e discusso – Youth: “gli autori in Italia ci sono, ma la politica non li sostiene”. Il discorso è lungo, ma diciamo che non ci sentiamo di dargli torto.

Al volo, il primo colpo al cuore dell’anno appena trascorso è senz’altro Inside out, animazione che riporta la Pixar al suo massimo splendore. Il cartone firmato da Pete Docter e distribuito dalla Disney compie un salto mortale e trasforma in avventura la vita emotiva di una ragazzina. Le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua vita interiore sono i protagonisti di questo titolo che rimarrà nella storia della fiction animata, come e forse più di “Toy Story”. Aspettiamo con gioia i sequel.

Colpo al cuore ferale Whiplash, film Usa del 2014, ma noi in Italia lo abbiamo visto all’inizio dello scorso anno. Storia di un giovane batterista che vuole diventare il più grande, la pellicola di Damien Chazelle ci ha massacrate di emozioni, di colpi al cuore e di spunti su cui pensare. Il più grande montaggio dell’anno, senza discussioni. Il premio per il miglior piano sequenza va invece a Birdman di Inarritu (anche questo del 2014, ma in Italia a febbraio 2015), film talmente ambizioso e megalomane da incartarsi sul finale. Ma i suoi protagonisti Michael Keaton (niente Oscar per un soffio) e Edward Norton sono i più grandi dell’anno. Fulmine inaspettato con A Perfect Day dello spagnolo Leon De Aranoa. Se non lo avete visto forse lo trovate ancora in sala. E cominciate a correre da ora! Meglio di così, la guerra e le sue conseguenze quest’anno non ve le ha raccontate nessuno. Se dovessimo andarci a cercare l’attrice che ci ha trafitte il cuore, invece, dovremmo approdare ad un film non di grossa caratura, nonostante il grande Jonathan Demme alla regia, ma con una Meryl Streep nei panni di un’attempata rokkettara davvero superba.

Parliamo di Dove eravamo rimasti?.Dopo di lei, non ce n’è per nessuna. A parte Sorrentino, che vince gli Oscar europei a mani basse, noi che apparteniamo al partito di Matteo Garrone mettiamo il suo Racconto dei racconti senz’altro in cima alla classifica dei film più coraggiosi e visionari dell’anno. Garrone inoltre sa raccontare l’Italia e i suoi luoghi come nessun altro. Il cinema di casa nostra, in forme sparse, mi ha dato magnifiche soddisfazioni anche con Non essere cattivo, ritorno a lungo atteso del cinema di Claudio Caligari in sala, Bella e perduta film di Pietro Marcello sull’epica figura di Tommaso Cestrone, conosciuto anche come l’angelo di Carditello, ovvero il volontario che tentò di salvare la reggia borbonica di Carditello dall’incuria in cui era sprofondata. Una parola anche per Padri e figlie di Gabriele Muccino, il melò dell’anno, con un Russell Crowe al suo massimo storico.


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