La destra ungherese che crede nei muri, nel razzismo, nella limitazione dei diritti costituzionali e di libertà sta filiando nell’est europeo, nei paesi cosiddetti “Satelliti” dell’ex impero comunista. I segni del contagio sono particolarmente visibili in Polonia, dove il partito Diritto e Giustizia ed il suo capo, nonchè presidente della Repubblica, Jaroslaw Kaczynski (nella foto), stanno tentando di manomettere l’architettura istituzionale, sottoponendo gli organismi di garanzia ed i media al controllo dell’esecutivo.
La vittoria elettorale di ottobre ha consegnato alla destra il controllo pieno del parlamento; forte della maggioranza, il presidente vorrebbe ora controllare la Corte Costituzionale, ormai l’ultimo baluardo della neutralità.
Non contento, Kaczynski aggredisce ed insulta i giudici, promuove marce sotto i tribunali e minaccia le opposizioni e i giornalisti non allineati. Una condotta tanto opprimente non ha tardato nel suscitare la reazione dei cittadini polacchi, i quali, peri salvaguardare gli ultimi baluardi della democrazia, hanno dato vita a decine di comitati per la rivendicazione e la tutela dei propri diritti.
Tanto per gradire, Kaczynski ha annunciato che inasprirà le leggi sulla stampa, amplierà la possibilità di ricorrere al sequestro e alla sospensione delle autorizzazioni, intensificherà i controlli sulla rete. Insomma, le misure classiche di chi vorrebbe passare da un regime di democrazia parlamentare ad uno di democrazia dimezzata ed autoritaria, recuperando, anche in questo, la lezione di Orban.
Sino a quando l’Europa resterà a guardare? Per quanto ci riguarda, come Articolo 21, tenteremo di non spegnere i riflettori e chiederemo alle organizzazioni internazionali dei giornalisti di mettere sotto la lente di ingrandimento la Polonia e di dare voce a chi lotta contro bavagli ed oscuramento.