La denuncia è in una email che mi ha spedito suor Agnese, madre superiora delle Suore della S.Famiglia di Spoleto rilanciando il grido disperato si padre Emmanuel, padre assunzionista congolese che vive a Roma. “Carissime Suore e Fratelli, Anzitutto, vi vorrei presentare i miei auguri di Buon Natale! Nel suo messaggio al mondo, il papa ha parlato della Repubblica democratica del Congo. La situazione nella diocesi si sta peggiorando, nonostante il passaggio di Kabila in quella regione tre giorni fa…Ecco in un articolo pubblicato da Benilubero.com e confermato dai nostri fratelli ad Oicha quello che è successo ieri la notte di Natale, sempre a Beni. I commenti sono di Benilubero.com Le immagini sono proprio di questo massacro avvenuto la notte di Natale. Perché la comunità internazionale chiude gli occhi a questo massacro, che davvero può essere qualificato di genocidio? Mentre si parla di genocidio in Burundi, per esempio. Dobbiamo urgentemente denunciare questo silenzio! Padre Emmanuel”.
La notizia è stata pubblicata da un quotidiano locale, Benilubero, ma ignorata completamente dalla stampa internazionale come succede sempre quando si tratta delle periferie del mondo. Venti civili sono stati uccisi la notte di Natale a colpi di machete nel silenzio assoluto del presidente. Questo è il link.
“La Repubblica Democratica del Congo non ha mai avuto una pace duratura da quando ha ottenuto dal Belgio la sua indipendenza nazionale, il 30 giugno 1960. A causa di una continua ripresa di conflitti, molte persone sono diventate nomadi all’interno, o sono partite in esilio, mentre altre hanno pagato con la vita. Le cause profonde di questi conflitti sono complesse : vanno dal modo di governare, a stili non equi od opachi nello sfruttamento delle abbondanti e ricchissime risorse economiche del paese. Il conflitto congolese ha coinvolto numerosi gruppi militari del posto e stranieri, tra i quali le Forze Democratiche Alleate, l’Esercito Nazionale di Liberazione dell’Uganda, il M23, i FDLR, i Maï-Maï. Molti di questi gruppi ribelli hanno operato nelle regioni orientali della RDC, provocando disastri documentati, eccessi di brutalità, spostamento massiccio di popolazioni, sequestri, violenze e massacri vicini al genocidio. Tra i sequestrati ci sono tre religiosi sacerdoti. La situazione rimane critica, nonostante l’appello alla Missione delle Nazioni Unite in RDC (MONUC, e poi MONUSCO) per aiutare e proteggere la vita dei civili. Ad oggi più di 400 persone sono state massacrate con la stessa ferocia”. (dal “Grido di disperazione” dei consigli generali delle Congregazioni).