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Renzi, l’uomo solo al (tele)comando

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“Un uomo solo al comando, la maglia bianca e celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. La famosa radiocronaca di Mario Ferretti della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia, quella che contribuì alla leggenda del campionissimo. Purtroppo, il modo di dire si è espanso indebitamente. Fino ad incrociarsi con le tendenze politiche oggi prevalenti. Vale a dire le pulsioni autoritarie che si esprimono nella vicenda politica, e che trovano nel crepuscolo della decrepita ma prepotente televisione generalista la propria epifania. Un caso di scuola è rappresentato dalla bulimia mediatica del presidente del consiglio.

È una tendenza evidente da tempo, ma diventata clamorosa secondo i dati rilevati dal Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva, che ha ripreso la sua encomiabile attività. Dopo un lungo periodo di chiusura a causa delle difficoltà economiche, l’istituto fondato nel 1981 dai Radicali e diretto da Gianni Betto ha ricominciato a funzionare. L’ex deputato -sempre combattivo- Marco Beltrandi ha fatto l'”elenco”. In breve, Renzi è proprio il volto solo al comando. Nessuno come lui, neppure Berlusconi, che pure delle tv private era in gran parte proprietario. Dopo l’imminente varo definitivo della (contro)riforma della Rai con l’amministratore delegato solo al comando (che novità), il regime politico-mediatico si compirà. L’Italia scenderà di ulteriori gradini nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione, certamente. Per non dire dei bavagli vecchi e nuovi. Tuttavia, ciò che risalta persino di più è l’assuefazione diffusa. Schiavi e felici?


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