Marino se ne va e parla di complotto. Non è così. L’ex sindaco – che ho votato e difeso quando il PD voleva scaricarlo – ha toccato un nervo scoperto della società civile: il rigetto della disonestà e dell’arroganza che l’accompagna. Ma Marino ha ragione su un punto: la richiesta di trasparenza del PD è “ad personam”.
Vale per lui, ma non per Renzi, che non ha spiegato altre spese “ristorative” (600 mila euro) ed ha l’arroganza di darle come chiarite “sulla parola” (la sua), senza produrre documenti, tant’é che ora la Corte dei Conti vuole vederci chiaro. Né vale per la sottosegretaria Barracciu, altra disinvolta “rimborsivora”, che ha intascato migliaia di euro, giustificandoli con una vaghezza offensiva per la pubblica opinione (ma il PD non la disturba). E la lista potrebbe continuare con De Luca ed altri soggetti sotto osservazione giudiziale.
Sarò ancora più chiaro: non voglio chi ruba poco, voglio chi non ruba. E darò il mio voto in primavera per la guida di Roma solo al partito che avrà dimostrato di avere l’onestà come principio, non di usarla a intermittenza, come arma per regolamenti interni.