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Turchia, sangue elettorale

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69 morti, più di 100 feriti. A poche settimane dalla tornata elettorale del 1 Novembre la situazione in Turchia è questa. Una campagna elettorale macchiata di sangue. In migliaia anche questa volta si sono dato appuntamento per manifestare un grande desiderio di pace, ad Ankara; si sono invece ritrovati in un inferno. Chi è sopravvissuto a questa mattanza racconta di scene drammatiche e di corpi sventrati dai due ordigni. Un terzo che è stato ritrovato non è fortunatamente esploso. La manifestazione era stata indetta dai sindacati di sinistra DISK e KESK, appoggiati da HDP. Hanno risposto all’appello persone da tutto il Paese provenienti da tante città. C’erano turchi e curdi insieme, com’è stato per Soruc a fine luglio.
L’obiettivo dei manifestanti che si sono dato appuntamento alle 10 in una delle piazze principali della città era proprio quello di chiedere al governo Erdogan di interrompere immediatamente il bombardamento delle città curde in Turchia. E proprio qualche giorno fa il
KCK, partito di riferimento per i combattenti del PKK, dichiara il cessate il fuoco appellandosi ai militanti chiedendo loro di non attaccare a meno di non essere stati aggrediti. Quanto accaduto oggi potrebbe innescare pericolose ritorsioni ma immediatamente dopo l’attentato, lo stesso KCK ha fatto intendere che non cambia la sua posizione. Anche negli anni ottanta e novanta obiettivo di questi attentati erano i turchi che appoggiavano non solo i curdi ma un certo tipo di auspicato cambiamento nella politica e nella società turca.
In un comunicato ufficiale HDP ha reso noto che dopo le esplosioni invece di giungere ambulanze e personale medico per soccorrere i feriti, cui numero andrà col passare delle ore aggiornato, sarebbe giunta la polizia militare che ha liberato la piazza utilizzando lacrimogeni.
Erdogan e il suo governo negano questa eventualità anche se ci sono molto immagini sul web che confermano quanto dichiarato da HDP nel comunicato in cui senza mezzi termini si accusa il governo di questo attentato.
Dal canto suo Erdogan fa sapere che non ci sono dubbi, a compiere questo ennesimo massacro è stato l’ISIS. E mentre lui e i suoi ministri dipingono questo scenario, inverosimile a dire il vero, sottintendono che solo con lui, governati dal suo partito, i turchi possono vivere in pace e al sicuro. Paradossi.


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