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Due giovani palestinesi uccisi dall’esercito israeliano

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Tensione altissima in Cisgiordania, un ragazzo di 18 anni ucciso a Tulkarem, nel nord dei Territori, l’altro di 12 a Betlemme, nei pressi del campo profughi di Aida.

Articolo di: NEAR EAST NEWS AGENCY

La tensione resta altissima in Cisgiordania, dove in scontri con l’esercito israeliano sono morti due palestinesi: uno di 18 anni a Tulkarem, nel nord dei Territori, l’altro di 12 a Betlemme, nei pressi del campo profughi di Aida.

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Un morto e circa duecento feriti a partire da sabato sera: è il bilancio degli scontri che stanno avvenendo nei Territori palestinesi occupati tra soldati e coloni israeliani e giovani palestinesi in seguito alla spirale di violenza scoppiata giovedì sera, quando una coppia di coloni ebrei, Eitam e Naama Henkin, è stata uccisa in Cisgiordania da un commando armato palestinese, cui è seguito sabato l’assassinio di altri due israeliani, Nehemia Lavi e Aharon Benita, per mano dell’adolescente Mohammad Shafiq, nella città vecchia di Gerusalemme, che poi è stato ucciso dalle forze di polizia.

Tra le misure drastiche promesse dal premier israeliano Benjamin Netanyahu c’è stato anche il divieto ai palestinesi di entrare nella città vecchia di Gerusalemme, oltre a una serie di rastrellamenti nelle città della Cisgiordania – soprattutto a Nablus, dove la polizia israeliana avrebbe catturato i responsabili dell’omicidio di giovedì. Alla violenza dell’esercito si è aggiunta la rabbia dei coloni: secondo fonti palestinesi,  Yousef al-Bayan Tabib, 6 anni, sarebbe stato colpito allo stomaco da colpi sparati da un colono israeliano nei pressi di Qalqiliya, ferimento che Tel Aviv nega parlando piuttosto di “fabbricazione palestinese”. 

Nella città di Tulkarem gli scontri più aspri: lì  Huzeifa Othman Suleiman, 18 anni, è stato ucciso da un proiettile sparato dall’esercito israeliano. Stando a quanto dichiarato da Abed Rabbo Manasra della Mezzaluna Rossa palestinese, sarebbero circa 220 i palestinesi feriti dall’esercito israeiliano: 96 colpiti da proiettili veri o di gomma, gli altri picchiati dai soldati o ricoverati per soffocamento da lacrimogeni. Proprio la Mezzaluna Rossa avrebbe dichiarato ieri lo stato di emergenza in tutti i territori palestinesi occupati in seguito ai rastrellamenti israeliani e alla violenza dei coloni, dopo che aveva accertato gli attacchi compiuti contro 14 delle proprie ambulanze e vari membri dello staff.

L’esercito israeliano è entrato in azione questa mattina anche contro la Striscia di Gaza, conducendo un raid in risposta al lancio di razzi avvenuto domenica sera dall’enclave palestinese: uno sarebbe esploso in aria, mentre un altro sarebbe caduto in una zona disabitata della contea di Eshkol. L’aviazione di Tel Aviv  ha dichiarato di aver distrutto una “struttura di addestramento usata dalle brigate Izz al-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas, a sud di Gaza City”. Nel raid non ci sarebbero stati feriti.

Ieri Netanyahu ha ribadito l’uso di “misure drastiche” nella “lotta all’ultimo sangue contro il terrorismo palestinese”. Tra queste, “l’accelerazione della demolizione delle case dei terroristi” e la “punizione degli aggressori”. Si prevede una nuova colata di ordini di detenzione amministrativa, oltre al divieto ai palestinesi di avvicinarsi alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, teatro, le scorse settimane, di violenti scontri tra i fedeli musulmani e l’esercito israeliano che faceva da scorta ai “turisti ebrei” intenti a voler pregare in quello che considerano “il Monte del Tempio”.

Da perlapace


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