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Senato: su tremila emendamenti si gioca la legge. Verdiniani all’assalto del Pd: dentro noi fuori i comunisti

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Di Sandro Carli

Passa in secondo piano la seduta del Senato in cui il presidente Grasso ha ritenuto “irricevibili”, non “inammissibili” i circa 75 milioni di emendamenti presentati da Calderoli sulla riforma costituzionale. Insomma una sorta di carta straccia nell’era dei computer. La giornata infatti si regge su una nuova bordata di Renzi contro la minoranza del suo partito che aveva parlato, leggi Bersani, di una invasione dei verdiniani nel “nostro giardino”. Dall’Assemblea generale dell’Onu, Renzi ha dato ordine ai suoi di attaccare l’ex segretario del Pd, mandando all’assalto il solito Giachetti, vicepresidente della Camera, che non ha mancato di ricorrere a sciocchezze quando ha ricordato che nel “giardino ci sono stati Mastella e Di Pietro”. Se rileggesse non diciamo la storia ma la cronaca eviterebbe figuracce. Poi è stata la volta di una sorta di show dei renziani, in primo piano un tal Abrignani “reclutatore” di Verdini alla Camera, mentre al Senato si  muove un certo Falanga.

Renzi. I numeri ci sono tutti. Il governo ha una buona maggioranza. L’assicura Verdini

Dal canto suo Renzi ha detto: “Sia che Berlusconi decida di votare la riforma, sia che decida di non votarla per me non cambia nulla. Il governo ha una buona maggioranza. I numeri ci sono tutti, la maggioranza è assicurata”. Verdini appunto. “Berlusconi – prosegue il premier – all’inizio ha deciso di sostenere la riforma perché tagliava i costi del Parlamento e semplificava il processo legislativo poi ha cambiato idea. Penso che in Senato Berlusconi, o meglio il suo partito, non voterà la riforma ma è molto difficile fare previsioni su Berlusconi”. E proprio Verdini è sceso in campo per dire la sua, indicare la strategia, il processo politico che lo vedrà protagonista assoluto, è lui che indica il cammino al premier. Parla di un “ processo  inevitabile. Renzi  – dice – litigherà con la sinistra fino a rompere e faremo assieme il partito della Nazione. In fondo sto facendo quello che volevo fare con Silvio, uccidere i comunisti”. L’insofferenza per tutto ciò che è Pci o “Ditta”, traspare da ogni sua parola. Si trova in piena sintonia con Lotti, il braccio armato di Renzi, cene, incontri, tavoli segreti. Partecipa a Salerno ad un convegno sul partito della nazione. De Luca, attaccando il Tg3, aveva parlato di “camorrismo giornalistico”, è l’espressione usata anche  da Verdini, intervenuto, prima della Boschi. Insieme a lui Fabrizio Cicchitto e Lorenzo Cesa.

Crisi e degenerazione della politica mentre a Palazzo Madama si entra nel vivo

Questo è stato il leit motiv della giornata politica, o meglio della crisi, degenerazione della politica mentre a Palazzo Madama Grasso stringeva la cinghia. Alla fine, gli emendamenti  ricevibili dovrebbero essere 350 mila o giù di lì. In realtà quelli su cui si accenderanno le sedute, gli ammissibili, dovrebbero superare di poco i tremila. I leghisti hanno protestato, Calderoli ha richiamato una battuta di Alberto Sordi da il Marchese del Grillo in cui parla dell’organo genitale maschile. Ha chiesto scusa al presidente ma quando ci vuole ci vuole. Grasso aveva detto che esaminare l’abnorme numero di emendamenti potrebbe “bloccare i lavori parlamentari per un tempo incalcolabile”. Si è parlato di circa 17 anni mentre il 13 ottobre il governo vuole il voto finale. Proprio la “fretta” del governo è stata alla base  delle proteste della Lega, una umiliazione del Parlamento perché così vuole il premier. “Palazzo Chigi – ha detto Calderoli – ci detta perfino la data, fra poco lo troveremo che con il dito vota al posto nostro”. Il vicepresidente della Lega, Volpi: ” Vengono esclusi una serie di emendamenti a prescindere dal merito, lei esclude gli emendamenti perché non ha modo di verificarne il merito. Lei sta creano un precedente gravissimo”. Matteo Salvini tiene una conferenza stampa alla Camera: “Il presidente Grasso si dovrebbe vergognare per il suo atteggiamento, ma non ci spaventano né lui ne Renzi”.

Grasso ancora non ha deciso sulla ammissibilità di emendamenti al contestato art. 2

Già, il presidente del Senato tiene sulla corda Renzi Matteo mentre la Boschi è sempre più irrequieta. Ancora non si è pronunciato sulla ammissibilità di emendamenti all’articolo 2, quello che riguarda l’elezione dei consiglieri-senatori, né su come procedere nelle votazioni, voti segreti oppure no. Dice che non scioglierà la riserva sugli emendamenti all’articolo 2, che allo stato prevede la non eleggibilità dei senatori prima di venerdì.  Il presidente del Senato sarebbe intenzionato a valutare l’ammissibilità delle proposte di modifica articolo per articolo, “le verifiche – dice – sono in corso, è un lavoro in progress”.  Una occasione per verificare il comportamento ostruzionistico o meno delle opposizioni. Problemi su cui interviene un preoccupato sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti, il quale richiama il rapporto tra l’ammissibilità degli emendamenti e l’intesa politica sulla riforma: “La decisione sull’ammissibilità degli emendamenti – dice – può anche frenare l’intesa politica complessiva sulle modifiche alla riforma costituzionale.

Difficile avviare il confronto sulla norma transitoria per eleggere i senatori

È logico che, finché non sappiamo se verranno dichiarati ammissibili gli emendamenti all’articolo 2 e dunque se verrà rispettato il principio della doppia lettura conforme – spiega Pizzetti – è difficile avviare un confronto sull’articolo 38″, quello che contiene la norma transitoria sul sistema di elezione dei senatori e sul quale la minoranza dem chiede delle modifiche”. Insomma si gioca su questo tavolo l’accordo raggiunto con la minoranza del Pd che non si fida molto dei renziani e mantiene gli emendamenti che riguardano in particolare non solo la eleggibilità dei senatori da parte dei cittadini, il ruolo del Senato, l’elezione del Presidente della Repubblica, l’immunità dei senatori. La discussione di Palazzo Madama riprende domani, mercoledì, alle ore 15 con le votazioni agli emendamenti al primo articolo del disegno di legge. A conclusione della seduta odierna  un senatore del M5S con aria sconsolata ha detto: “Oggi è stata una giornata triste”.

Da jobsnews


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