Delle tante questioni rimaste irrisolte, una cosa è certa: il Messico non dimentica. Esattamente un anno fa, ad Ayozinapa, a sud del paese, venivano sequestrati 43 studenti. Tutto il resto è buio, oblio.
Ieri, sabato 26 settembre, le famiglie dei ragazzi e molti altri sostenitori si sono ritrovati a Città del Messico per marciare in ricordo dei propri cari. Gli striscioni esposti durante la manifestazione invocavano risposte alle tante, troppe domande aperte. Cos’è successo realmente quella notte? Perché tanta violenza contro un gruppo di giovani studenti? E soprattutto: siete davvero sicuri che “i nostri figli” siano davvero morti?
La ferita di Ayozinapa è tutt’altro che rimarginata. Migliaia di Messicani si sono riversati nelle strade per unirsi al cordoglio e rivendicare la necessità di fare giustizia. Trecentosessantacinque giorni dopo, la polizia ha arrestato 111 “presunti colpevoli”. Gli interrogatori sono serviti soltanto a gettare ulteriore fumo sulla già conturbata vicenda. Le testimonianze degli indiziati si sono risolte in svariate, contraddittorie versioni, la maggior parte delle quali sono state inoltre confutate dalla scientifica.
Il sequestro dei 43 studenti ha rappresentato il momento più basso e difficoltoso del governo Nieto. Lo stato si è dimostrato ancora una volta incapace di adempiere i propri doveri istituzionali, mentre la polizia ha toccato un abisso di corruzione e indolenza mai registrati prima. La criminalità organizzata si spartisce anche gli ultimi brandelli di una società impoverita e costretta al silenzio, dove i diritti dei cittadini sono ridotti ad una manciata di parole estirpate di ogni significato.
In questo clima di quotidiana tensione, i pochi giornalisti che trovano il coraggio di sopperire all’indifferenza delle forze dell’ordine, sono costretti a vivere nel terrore, tanto che molti professionisti hanno “scelto” la via dell’espatrio pur di garantire un futuro sereno ai propri amici e familiari.
Sui 43 studenti di Ayozinapa il popolo continuerà a chiedere giustizia e verità. L’importanza di manifestare apertamente in nome del proprio ideale è il primo passo per non lasciare che episodi di tale gravità possano ripetersi o finire in secondo piano. L’intensità della memoria costringerà il governo a dare delle risposte alle tante questioni irrisolte; sino ad allora, il Messico non dimentica.