Resta solo al mondo: bimbo afghano di nove anni tenta suicidio in campo profughi croato

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Un bambino afghano di 9 anni ha tentato di suicidarsi in un campo per rifugiati in Croazia, dopo che nel viaggio verso l’Europa è morta la sorella che era rimasta la sua unica familiare diretta. Il caso è stato presentato dall’Unicef, l’agenzia Onu per l’infanzia, per spiegare le condizioni di estrema difficoltà in cui vivono i bambini rifugiati che stanno arrivando in Europa. Il tentativo di suicidio è avvenuto nel campo di Opatovac, dove i profughi restano uno o due giorni per ricevere aiuti e poi proseguire verso il cuore dell’Europa.

Il bambino era stato portato in uno spazio riservato al gioco, dove stava disegnando con una mano, mentre con l’altra muoveva qualcosa nella tasca dei pantaloni. Quando il personale se n’è accorto, il ragazzino ha estratto la linguetta di una lattina e ha tentato di tagliarsi la gola. “Non è riuscito a tagliarsi, in pratica non si è provocato danni fisici, ma aveva una borsa piena di pezzi di metallo e ha cominciato a gridare che voleva morire”, ha spiegato la rappresentante ONU Valentina Otmacic. “La situazione è estremamente difficile per i bambini e ha creato un contesto in cui è molto difficile garantire la loro protezione, nutrizione, salute e rifugio”, ha aggiunto.

Lo psicologo che si è occupato di lui ha scoperto che la madre era morta, il padre era stato assassinato in Afghanistan e il piccolo è partito per l’Europa con lo zio e la sorella, morta durante il viaggio. Il campo di Opatovac può ospitare 5mila persone e questa settimana ne ha ospitate 4mila al giorni, di cui 800 bambini.


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