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Golpe in Burkina Faso, l’indifferenza dei media

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L’intervento di Antonella Napoli sul colpo di stato in Burkina Faso ci dà l’occasione per riflettere su come la scarsa stabilità politica di vaste aree dell’Africa sia all’origine della migrazione di massa verso l’Europa.

Ancora una volta i media italiani hanno dato scarsa rilevanza al golpe che ha interrotto un difficile e spinoso cammino verso la democrazia, dopo 27 anni di una dittatura (contraddistinta da nepotismo e corruzione) che ha succhiato milioni di aiuti internazionali, annullando risorse pubbliche e programmi di sviluppo. Quando nell’ottobre dello scorso anno il cleptocrate Blaise Compaoré fu costretto a fuggire dalle proteste di massa, furono tante le speranze che si appuntarono sul Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) che doveva traghettare il Burkina Faso verso le elezioni fissate per ottobre 2015. La riforma elettorale è stato il risultato più apprezzabile di questo organismo che per il resto è praticamente imploso al suo interno a causa delle polemiche tra i leaders e i gruppi politici che ne fanno parte. Proteste e scioperi sono state le risposte di un popolo stanco e voglioso di cambiamenti. Istanze che neanche la società civile è riuscita ad interpretare fino in fondo per le sue profonde divisioni interne che hanno così favorito la restaurazione militare. Il colpo di stato del 17 settembre ha fermato (speriamo solo momentaneamente) il cammino di una nazione che ha avuto tra i padri fondatori Thomas Sankara, un militare “irregolare” onesto e saldo nei princìpi, che incontrò la morte proprio per mano dei suoi commilitoni.

Una situazione difficile per i 17 milioni di abitanti del Burkina Faso, dove l’emergenza politica si fonde con le giuste ambizioni di migliori condizioni di vita e lavoro. Difficile in un contesto del genere anche capire se si fugge da un regime illiberale o dalla miseria, se insomma bisogna dare la priorità a questi eventuali migranti per motivi politici (come viene ribadito con insistenza) o economici.

Forse una conoscenza migliore, più approfondita servirebbe ad avvicinarci alle ragioni di tanta gente pronta a mettere a repentaglio la propria vita e quella dei loro figli.


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