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L’anima nera dell’Europa

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L’Europa cambia passo secondo il Corriere, si muove per la Stampa ma si spacca per Repubblica. Cos’è successo veramente? Azzardo un’ipotesi, perché dalle mie parti non si vendono verità. Direi che l’opinione pubblica, bombardata dalle notizie, sta cambiando disposizione d’animo. Quali notizie? Ecco. I francesi hanno visto che i tedeschi hanno ancora più profughi alle porte di casa e hanno cominciato ad infastidirsi per il muro degli inglesi a Calais. Gli Italiani hanno visto quel che succede in Grecia, in Moravia in Ungheria: non c’è solo il Cara di Mineo. Del dramma da cui fuggono (i Siriani, per esempio) siamo più informati: come fermarli se non si ferma la guerra? La linea della fermezza convince meno persino i tedeschi se vedono Angela Merkel che non trova parole per consolare una bambina palestinese in lacrime. Un conto è dire “vade retro” a un omone alto, grosso e magari meri, altro è ripeterlo davanti alla foto di Aylan.

L’opinione pubblica ha ora una posizione “attendista” -scrive Rusconi sulla Stampa- attende che i governi facciano qualcosa di ragionevole davanti a questa tragedia. Merkel lo capisce e cambia passo, Orban teme di poter essere messo sotto accusa – il suo governo para fascista dovrebbe essere cacciato a pedate per i principi su cui l’Europa si fonda- e reagisce. Alza il tono con la Merkel, si propone come leader di un’altra Europa, “ostaggio del bisogno di odio” (Agnes Heller) La stessa che in Ucraina ha assaltato il Parlamento.

I nodi vengono al pettine,se vogliamo vedere. L’Unione Europea è stata costruita grazie a un moto generoso – mai più guerre fratricide- ma con l’inganno. Si è fatto credere ai tedeschi che Italiani, Greci e Spagnoli, sarebbero diventati tutti tedeschi e che la filosofia del rigore e del debito come colpa avrebbero funzionato sempre e per tutti. Intanto, mentre si costruiva una Unione monetaria, dunque tendenzialmente politica, si aprivano porte e finestre alle ex repubbliche sovietiche. Perché questo chiedevano gli americani, per regolare vecchi conti storici con l’Orso russo. E si concedeva alla Gran Bretagna il vantaggio di stare in Europa senza l’obbligo di condividerbe i rischi.

Ora Merkel impone quote, Draghi stampa euro, Cameron si commuove Contenti? Sì, ma si può esserlo in due modi diversi. Come Marcello Sorgi, che loda il ritrovato buon senso e chiama populisti tutti quelli che contestano la linea governativista merkel-renziana: da Salvini a Varoufakis, da Grillo e Iglesias, da Orban a Fassina. Oppure si può chiedere ai governi: volete davvero costruire un’unione politica, solidale e tollerante? Allora dobbiamo cambiare i trattati, riconoscere che il neo liberismo non funziona, essere inflessibili con chi non rispetta i diritti umani. Vasto programma, lo so,ma ineludibile se l’Europa vuol liberarsi dell’anima nera “ostaggio dell’odio” che prepara guerre e non scoprirsi di nuovo ragile quando il metadone delle banche centrali non potrà prevenire una nuova crisi d’astinenza dei mercati.

Boschi, Zanda e i retroscenisti dicono che l’accordo per la riforma del Senato si troverà per forza. Per la gloria del Renzi che, secondo Maria Elena, se si votasse oggi prenderebbe il 40% (votiamo allora). Non so come finirà. A differenza dell’anno scorso, quando mi esposi ovunque per spiegare quanto sbagliata fosse la legge, ora rimango a Istanbul e tornare a Roma l’8 settembre, secondo molti, il giorno del giudizio. Perché ormai la partita è chiara. Un leader eletto dal popolo nel ballottaggio, una maggioranza di deputati che gli deve tutto, un Senato striminzito e scelto dalle regioni, nessuna norma che preveda lo scioglimento delle camere o il voto popolare diretto per mettere in sicurezza i poteri di garanzia, Presidente e Consulta, l’Italia sarà più vicina all’Ungheria e alla Russia. Cambio verso o facciamo finta?

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