Un appello per salvare una donna sudanese condannata alla lapidazione per adulterio, come denunciato nei giorni scorsi da Human right watch e Amnesty International, è stato lanciato oggi da Italians for Darfur e Articolo 21. La petizione ha raccolto in poche ore quasi 1500 firme.
Attraverso questa sottoscrizione – afferma Antonella Napoli, giornalista e attivista impegnata in un tour di lezioni e conferenze sui diritti umani – si chiede alle autorità di Khartoum di sospendere la sentenza emessa il 13 maggio scorso dal tribunale penale di Ombada, Sudan centrale. Come denunciato nei giorni scorsi dalla sezione Africa di Amnesty International, Intisar Sharif Abdallah, ventenne madre di un bimbo di quattro mesi, è stata condannata in base all’articolo 146 del codice penale sudanese del 1991. Abbiamo immediatamente raccolto la richiesta di aiuto a diffondere la notizia e insieme ad Articolo 21 continueremo a raccogliere più firme possibilià.
Grazie all’impegno dei nostri sostenitori – ricorda la Napoli – abbiamo in passato avviato iniziative per chiedere la sospensione della condanna a morte di sei bambini soldato, nel 2010 e nel 2011. La nostra azione ci ha permesso di ottenere la loro salvezza. Ed è per questo che ora chiediamo un ulteriore sforzo a quanti credono nella giustizia e nei diritti umani: basta una firma. Insieme possiamo provare a ottenere clemenza anche per Intisar. Collegandosi al nostro sito o attraverso il sito di Articolo 21 si può accedere al link della petizione. “Provvederemo noi stessi – conclude la presidente dell’associazione – a trasmettere tutte le adesioni all’Ufficio del Presidente del Sudan, al Ministero della Giustizia e al Ministro degli Interni sudanesi. Con la speranza che, anche questa volta, il nostro e vostro impegno sia seguito da un risultato positivo”.
“Le quotidiane violazioni dei diritti umani nel Sudan e in paesi limitrofi sono praticamente ignorate dalla gran parte dei media pubblici e privati”, sottolinea Stefano Corradino, direttore di Articolo 21. “Per questo rivolgiamo un appello ai singoli cittadini, ai rappresentanti delle istituzioni e del mondo associativo, ma soprattutto agli organi di informazione affinché diano la giusta risonanza a questa vicenda e all’appello per salvare Intisar Sharif Abdallah”.
“Intisar Sharif Abdallah non deve morire – si legge in una nota di Giulia, la rete delle Giornaliste Libere e Autonome – per questo aderiamo alla campagna lanciata da Italians for Darfur per salvare la giovane ragazza sudanese, madre di un bimbo di quattro anni, condannata alla lapidazione per adulterio. Una barbarie da fermare. GIULIA invita tutti i mezzi di informazione, le giornaliste e i giornalisti, ad accendere i riflettori e amplificare la campagna a favore di Intisar”.
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