Le condanne inflitte il 29 agosto ai due giornalisti di Al Jazeera Mohamed Fahmy e Baher Mohamed sono, per Amnesty International, un affronto alla giustizia che suona come una campana a morto per la libertà d’espressione in Egitto. Il tribunale del Cairo ha giudicato i due giornalisti colpevoli di aver diffuso “false notizie” e di aver lavorato privi di accredito. Mohamed Fahmy è stato condannato a tre anni e mezzo, Baher Mohamed a tre anni e mezzo. Peter Greste, il terzo imputato giudicato in contumacia dopo essere stato espulso dall’Egitto, è stato a sua volta condannato a tre anni.
Le accuse contro Famhy, Greste e Mohamed sono sempre risultate infondate e viziate da ragioni politiche. Non avrebbero mai dovuto essere arrestati e processati. Ora invece, se la Corte di cassazione non accoglierà il loro appello, rischiano di passare anni in carcere. Fahmy e Mohamed erano in libertà su cauzione dopo che la Corte di cassazione aveva annullato la precedente condanna a rispettivamente sette e 10 anni di carcere.
La sentenza di oggi è solo la punta dell’iceberg. Le autorità egiziane hanno avviato un giro di vite nei confronti della stampa indipendente con l’obiettivo di ridurre al silenzio ogni forma di dissenso. Negli ultimi due anni, decine di giornalisti sono stati arrestati e oltre 20 di essi sono attualmente in carcere.