Splende di nuovo il sole su Rossano, in provincia di Cosenza. I giorni dopo l’alluvione comincia la conta dei danni e delle colpe. Questo flagello è il testimone del racconto di una terra che nonostante i continui problemi non si arrende. È la storia di uomini che dopo l’alluvione che ha completamente devastato la loro città, si armano di pale e con la rabbia e voglia di reagire, spalano via il fango e i detriti. Ricominciano a vivere.
Mercoledì 12 agosto un’alluvione ha completamente travolto il centro di Rossano. Duecento millilitri di pioggia, una vera e propria bomba d’acqua che ha fatto ingrossare e straripare il torrente Citrea, mettendo in ginocchio la fascia costiera ionica del cosentino, tra le città di Corigliano Calabro e Rossano. Fortunatamente nessun ferito, solo tanta rabbia. Ma il “day after” è anche il giorno delle visite politiche. In città è arrivato il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, accolto dal capo della Protezione civile regionale, insieme ai Sindaci di Rossano e Corigliano, sostenuti dal Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e della Provincia di Cosenza, Mario Occhiuto.
In questa vicenda, seppur con tanta angoscia e inquietudine, i calabresi hanno dimostrato la loro generosità. C’è da dire che la realtà è ancora più dura di quanto si vede in tv o si legge sui giornali. Sono tanti gli sfollati che mercoledì notte hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel bel mezzo dell’alluvione e che ora dormono nei palazzetti dello sport, insieme ai rossanesi che hanno perso le loro case nella sciagura. Vestiti, cibo, medicinali e scatoloni pieni di viveri, cercano di alleviare queste ore terribili, in attesa del ritorno alla normalità.
Una tragedia che poteva essere evitata. Nel mese di dicembre una troupe di Sky si era recata in visita a Corigliano per un’inchiesta sugli abusi edilizi e già allora si era fatta luce sui disastri che sarebbero potuti accadere in caso di esondazioni.
Quali le cause dell’apocalisse di fango? Di certo i cambiamenti climatici hanno inciso, ma non giustificano i disastri. Troppo cemento e troppi condoni edilizi, forse. Il disastro in alcuni casi è stato causato anche dallo sbiancamento abusivo e da violazioni ambientali. Tra Consorzio di Bonifica, Protezione Civile e Regione qualcuno dovrebbe pur rispondere.
Perché costruire dove ci sono gli argini? Perché sfidare la natura? Fatto sta che il “caso Rossano” finirà in Consiglio dei Ministri il prossimo 27 agosto e lì verrà dichiarato lo stato di emergenza e quindi, si dovranno deliberare gli aiuti per i comuni colpiti dalle alluvioni. Servirebbe una migliore gestione del territorio perché in questa tragedia non c’è solo la mano della natura, ma soprattutto quella dell’uomo. L’incuria di chi vive ogni giorno qui. Una migliore manutenzione degli alvei dei fiumi e un controllo più accurato delle concessioni edilizie, forse, avrebbero salvato la Calabria da quest’altra calamità.