ROMA – Soldi a tutti i politici. E’ questo quanto emerge nei lunghi interropgatori a cui è sottoposto Salvatore Buzzi. Infatti, a sua detta, i rapporti con le amministrazioni locali, le mazzette distribuite a politici di tutti gli schieramenti era l’abitudine per aggiudicarsi gli appalti.
Buzzi, una delle figure di spicco di Mafia Capitale e numero uno delle coop a Roma, fa nomi di politici ai magistrati, dal sindaco Ignazio Marino al presindente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e ricostruisce il giro di mazzette con cui si assicurava le commesse. Verbali che compaiono oggi su alcuni quotidiani e da cui emerge l’intenzione di Buzzi di difendersi dalle accuse sostenendo di essere stato vittima di un sistema corruttivo.
“Affermazioni confuse, non intercettazioni”, riportate “per sentito dire”, con l’obiettivo di “smontare l’accusa di mafia e apparire come vittima di un sistema corrotto”, una “macchina del fango”. Così Nicola Zingaretti, in una intervista a Repubblica, conferma di avere dato mandato al suo legale di querelare Salvatore Buzzi e ribatte alle accuse che gli vengono mosse: “Non esistono e non sono mai esistiti né accordi né spartizioni negli appalti della Regione. Lo prova il fatto che in due anni, su quattro miliardi di bandi, nessuno è stato vinto da società o cooperative legate a mafia capitale”. Inoltre “con Gramazio, in qualità di capogruppo di Forza Italia, ho avuto moltissimi incontri ma nessuno ha avuto come oggetto la spartizione di gare di cui non mi sono mai occupato”.