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L’Africa giudica i suoi criminali di Stato

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Di Antonella Sinopoli

Un processo storico quello avviato dalle Camere Africane Straordinarie in Senegal nei confronti dell’ex dittatore chadiano, Hissène Habrè.

Storico perché, per la prima volta, un processo del genere, a un ex capo di Stato africano accusato di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e tortura, si svolge nel continente africano. Di più: le Camere Africane Straordinarie sono state volute e formate a seguito di un accordo tra l’Unione Africana e il Senegal proprio per giudicare Habrè e il suo regime sanguinario, accusato di 40.000 omicidi dal 1982 al 1990. Senza contare le migliaia e migliaia di cittadini sottoposti a tortura o imprigionati senza motivo.

Venticinque anni di attesa per le vittime ma è grazie alla loro costanza e determinazione se questo processo sta avendo luogo. E sta avendo luogo in Africa. Un vera e propria pietra miliare sia per il sistema giudiziario africano e internazionale sia per il messaggio legato a questo evento. L’Africa non ha bisogno di Tribunali internazionali per fare giustizia e condannare i peggiori crimini e chi li ha commessi, compresi i capi di Stato.

Il processo, cominciato il 20 luglio, è stato aggiornato al 7 settembre. Come è ovvio l’attenzione è altissima e le Camere Africane Straordinarie hanno assicurato una copertura mediatica molto attenta e curata. Sul sito sono consultabili documenti, comunicati, testimonianze e anche i video delle udienze.

Sul sito di Human Rights Watch, invece, è possibile leggere la ricostruzione del caso, una serie di report e le sequenze temporali degli eventi che hanno portato alla detenzione e al processo.

Da vociglobali


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