Era un giorno di luglio quando ho incontrato Padre Paolo per la prima volta. La guerra in Siria era cominciata da un anno, eppure gia’ si era eclissata nell’informazione. All’epoca, era il 2012, il conflitto era tra ribelli anti regime e forze regolari di Damasco. Non c’erano gruppi jihadisti, l’ISIS era conosciuto dai pochi che seguivano le vicende irachene e non aveva ancora fatto il suo ingresso in Siria.
Padre Paolo aveva gia’ fatto la sua scelta e per questo era stato espulso dal paese: stare dalla parte di chi chiedeva piu’ liberta’, dalla parte di quella popolazione siriana che aveva avuto il coraggio di sfidare un regime che, a fronte delle rivolte cominciate in modo pacifico, aveva preferito rispondere con la forza.
Lo avevamo invitato a parlare della “sua” Siria alla quale sentiva di appartenere profondamente in una delle nostre trasmissioni di approfondimento alla radio. Ricordo che in studio, come anche in regia, eravamo tutti assorti. La sua voce profonda catturata dai nostri microfoni era ancora piu’ potente e per questo ci rapiva. Come il suo racconto. Quello di un paese che stava andando verso il baratro e che allora poteva ancora essere salvato se solo ci fosse stata la volonta’ di chi aveva la forza per farlo.
Aveva previsto tutto Padre Paolo e in quella calda mattinata di luglio riusci’ a dipingere un affresco che all’epoca ci sembrava incredibile per le sue tinte fosche e che invece non solo si e’ materializzato, ma e’ anche andato ben oltre le parole del religioso. Da allora altri incontri, sempre in occasioni dedicate alla Siria. Parlare, confrontarsi, a volte in disaccordo, ma sempre con un unico desiderio: immaginare un paese amato finalmente libero e nuovamente in pace.
Padre Paolo, per chi in questi anni ostinatamente ha scelto di seguire le vicende siriane a dispetto della disattenzione di molti mezzi di informazione, e’ stato un punto di riferimento. Il suo amore per il paese in cui aveva scelto di vivere era viscerale al punto da spingerlo a compiere mosse ritenute da molti inopportune, ma anche a grandi slanci di generosita’.