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Obama in Kenya in cerca delle sue origini

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Il prossimo 24 luglio il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama arriverà a Nairobi con la moglie Michelle e le due figlie per adempiere alla promessa che aveva fatto di visitare la casa dove nacque suo padre. Le misure di sicurezza in Kenya hanno assunto dimensioni imponenti. Durante i tre giorni della sua permanenza Obama incontrerà il Presidente Uhuru Kenyatta ed il suo vice William Ruto con i quali parlerà anche di sviluppo e diritti umani. Kenyatta ha però fatto sapere che non toccherà il tema dei diritti degli omosessuali dopo che la Corte Suprema ha affermato che il matrimonio gay è un diritto costituzionale negli USA.

Alcuni membri del Congresso americano assieme ad alcuni Senatori hanno sollecitato il Presidente Obama con una lettera aperta a provvedere rapidamente alla nomina di un nuovo ambasciatore per la Somalia dopo 25 anni di assenza.

In realtà un ambasciatore era già stato nominato lo scorso febbraio nella persona della Sig.ra Katherine Simonds Dhanani, ma il suo arrivo a Mogadiscio era stato cancellato subito dopo la visita lampo di Kerry all’inizio dello scorso maggio e senza dare spiegazioni.

L’avversione di Obama per le politiche del Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud è nota ed i rapporti si sono ulteriormente deteriorati quando il Presidente Mohamud ha rifiutato l’indicazione della comunità internazionale di evitare la caduta del governo guidato dal Primo Ministro Abdiweli Sheikh Ahemd.

Non a caso la Somalia non rientra tra i Paesi dell’Africa Orientale che Obama visiterà.

I parlamentari americani, nella loro lettera al Presidente Obama, hanno poi insistito affinché vengano riaperti i canali bancari per le rimesse della diaspora americana in favore della popolazione rimasta in Somalia sottolineando come quel flusso di denaro costituisse dal 25 al 40% dell’economia somala e di cui il Paese non può fare a meno. Anche per rimettere questi pagamenti nell’alveo della legalità e della trasparenza, viene sollecitata la nomina del nuovo ambasciatore.

Intanto ieri, in Somalia, le truppe del Governo Federale e di AMISOM sono entrate nella città di Bardhere, posta in posizione strategica sul percorso che mette in contatto la regione di Gedo col resto della Somalia, liberandola dagli Al Shabab che l’occupavano da sette anni.

Gli islamisti hanno lasciato la città senza combattere dopo aver giustiziato due civili. A Bardhere gli Al Shabab hanno adottato la stessa tecnica adottata quando lasciarono Kismayo senza spargimento di sangue.

L’assedio a Bardhere ha fatto parte di una più ampia offensiva militare promossa dai governativi contro varie città ancora occupate dagli Al Shabab in tutta l’area centro meridionale.

* Fonte: blog Repubblica.it


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