ROMA – Sin dalle prime ore della mattina dell’ 8 maggio è stato chiaro che il rogo aveva creato effetti devastanti. Sia per l’ estensione dell’area -settecento metri quadri – che per i materiali bruciati ( basti pensare che uno dei negozi andati in fumo è Euronics)
Di Susi Ciolella
Tuttavia le autorità competenti non hanno in nessun modo valutato la necessità di tenere chiuso il terminal, ma al contrario si è proceduto a riprendere immediatamente l’operatività. Il molo D è stato chiuso e sequestrato, successivamente, perché si sono riscontrate irregolarità di intervento nella prevenzione della salute. E’ un dato oggettivo e ormai acclarato, che l’8 maggio si è aperto il terminal 3 e il molo c, aree adiacenti ad incendio, senza che nessuno sapesse cosa c’era nell’aria.
I primi dati (sui rilievi della società privata HSI Consulting) sono stati resi noti l 11 maggio, tuttavia in assenza di nessun riscontro certificato sulla salubrità dell’aria i lavoratori delle aree interessate sono stati esposti a lavorare, anche in assenza di materiale di protezione per turni di otto ore consecutive. Alcune aree sono state pulite dalla fuliggine da personale addetto alla pulizia giornaliera e non da personale specializzato ad eventi di questo genere. I lavoratori sono stati impiegati per pulire le zone commerciali dalla fuliggine, senza tute di protezione ne guanti adeguati, ma con semplici camici e mascherine, spesso non adeguate al tipo di polveri.
I lavoratori della sicurezza, esposti per ore a lavorare nel varco Auriemma (individuato successivamente nella relazione del ISS del 29 maggio come una delle aree compromesse da sostanze tossiche) hanno prestato servizio per otto ore consecutive sin da un ora dopo lo spegnimento degli ultimi focolai, riportando da subito gravi sintomi di intossicazione e malori ( nausea, vomito, cefalea) a questi si sono aggiunti molti altri dipendenti impiegati nel T3 nelle varie società di Handling, attività commerciali, pulizie, assistenza passeggeri etc
Il fatto grave è anche che le polveri si siano depositate sugli abiti e sui capelli dei lavoratori con un rischio ancora più grande perché tali polveri vengono trasportate nelle abitazioni dei lavoratori e possono essere inalate da neonati, donne in stato di gravidanza, ecc.
INCONTRO IN PREFETTURA
Il 12 maggio a seguito di uno sciopero di due ore di tutte le organizzazioni sindacali, si è tenuto un incontro in Prefettura. L’affermazione fatta in quella sede dal Dott. Mangano alla Prefettura “i risultati giunti in meno di 24 ore hanno evidenziato che i valori degli agenti nocivi riscontrati erano nettamente inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale ed internazionale per l’esposizione dei lavoratori in turno di 8 ore” e quella fatta dal Dott. Gismondi medico competente “pertanto non vi è alcun pericolo effettivo per la salute dei lavoratori”, sono smentite dai fatti oggettivi emersi sin da quelle prime giornate.
Lo stesso Mangano per conto di ADR dichiara, in quella sede, che sono 120 i lavoratori che si sono rivolti al pronto soccorso dalle prime ore dell’ 8 maggio.
I PRIMI RILIEVI DELLA ASL SONO STATI FATTI DA ARPA IL GIORNO 12 MAGGIO
Nonostante la gravità oggettiva delle condizioni di salute dei lavoratori la Asl si è mobilitata solo il giorno 11 maggio, attuando i primi rilievi ( da Arpa Lazio) il giorno 12. I fatti successivi confermano elementi incontrovertibili.
Le diossine, rilevate successivamente dall’arpa, non sono riscontrabili in 24 ore. Mancano dai rilievi fatti dalla società HSI Consulting e anche da quelli effettuati dall’arpa, tutta una serie importante di agenti tossici non indagati che non possono escludere rischio per la salute dei lavoratori.
Un dato che emerge in maniera inquietante dalla relazione dell’Istituto superiore di Sanità che il 15 maggio le polveri disperse nell’aria erano aumentate rispetto a quelle rilevate il 12, quasi raddoppiate. Aumenta quindi il nostro livello di preoccupazione per la salute dei lavoratori che continuano a sottoporsi a rischi evidenti.
Il fatto poi che non si sia considerato l’effetto che la miscela che i vari inquinanti presenti nell’area hanno sulla salute è un altro dato oggettivo che lo stesso ISS rileva dichiarando la necessità di indagare su altri inquinanti possibilmente presenti.
DECRETO LEGISLATIVO 81/2008
Il decreto legislativo 81 afferma un principio inviolabile i lavoratori devono essere impiegati in ambiti di lavoro salubri che non pongono la sicurezza e la salute a rischio. Il Presidente dell’ Enac Vito Riggio dichiara che sono 20 i casi gravi, già a nostro avviso, sufficienti a dichiarare che c’è grave rischio per la salute dei lavoratori, che imporrebbe alle autorità un provvedimento urgente di bonifica delle aree oggetto di indagine.
DIVERSITA’ DI INTERVENTO FRA VARI MEDICI COMPETENTI
In assenza di indicazioni certe di salubrità dell’aria, le misure di protezione attuate dai vari medici competenti hanno avuto una disparità di intervento. Ad esempio i lavoratori della Polizia di stato sono stati esentati dal prestare servizio nelle aree interessate, mentre altre aziende hanno continuato ad esporre i lavoratori senza materiale di protezione. Nei primi giorni sono stati impiegati anche lavoratori affetti da pregresse patologie oncologiche, alle vie respiratorie, donne in stato di gravidanza e in allattamento.
Il Dott. Gismondi dichiara, nello stesso verbale della Prefettura di Roma, che i lavoratori possono stare in turno 8 ore, fatto smentito dalle successive misure prese che stabiliscono una permanenza massima di 4 ore per evitare rischi alla salute.
Sempre secondo il Dott. Gismondi che “i disturbi riscontrati in questi giorni dai lavoratori che si sono recati presso il pronto soccorso sono di carattere transitorio …” è smentita dal fatto che diversi lavoratori, hanno richiesto ripetutamente e in diversi giorni intervento del pronto soccorso dell’aeroporto e delle strutture ospedaliere di Roma perché i sintomi non sono transitori ma stanno riproducendosi e cronicizzandosi con il passare dei giorni.
Come intervento il medico competente ha continuato a dare indicazioni di carattere generale, senza considerare la gravità dell’ incendio che si è verificato. Con l’intento di voler sminuire la situazione si dal consiglio di bere molta acqua all’istallazione di profumini per ridurre l’odore di bruciato alla secchezza delle fauci dovuta alle porte aperte del terminal. Tali fatti, a nostro parere, sono di una gravità estrema.
I CERTIFICATI MEDICI-NUMERO DI INTOSSICATI
Il dato oggettivo più rilevante, rimane comunque quello che dall’ 8 maggio ad oggi 250 lavoratori, come dichiarato da Aeroporti di Roma, si sono recati al pronto soccorso dell’aeroporto per svenimenti e malori, e che mancano a queste cifre tutti quelli che si sono rivolti alle strutture ospedaliere di Roma e dai propri medici di base che hanno diagnosticato intossicazione, oltre i passeggeri che hanno transitato in questi giorni.
E’ singolare che i primi certificati medici, del pronto soccorso di Fiumicino, davano come elemento sintomi di intossicazione, mentre quelli successivi rappresentano solo sintomatologie più blande pur segnalando gli stessi malori.
INTERVENTI INSUFFICIENTI
La comunicazione che Aeroporti di Roma ha diramato in data 30 maggio, a tutte le aziende, sulle disposizioni da applicare a tutela della salute dei lavoratori, oltre che essere tardive, non sono a nostro avviso sufficienti a garantire la salvaguardia della salute dei lavoratori. Infatti in molti continuano a sentirsi male.
L’altra incongruenza è determinata dal fatto che tali disposizioni sono state derogate, come scritto da Aeroporti di Roma alle aziende, ad alcuni negozi, nel molo c, area definita compromessa dalla relazione dell’Istituto superiore di Sanità, per presenza diossine. In quell’area, diversi lavoratori dei negozi hanno presentano sintomatologie continue: eritemi sul corpo, infiammazione vie respiratorie, congiuntivite, nausea.
I negozi non impediscono il diritto alla mobilità e quindi è tanto più incomprensibile tale deroga. Gli stessi dipendenti dei negozi devono lavorare per otto ore e non quattro come previsto per gli altri. Ancora in presenza i fuliggine.
IL 12 GIUGNO OPERATIVITA’ AL 60%
Il 12 giugno è stata diramata una nota dell’ Enac che prevede un operatività ridotta al 60 %, tuttavia il terminal non è stato chiuso e alcune aziende continuano ad operare. Riteniamo incredibile che non ci sia stata ancora una direttiva su come intendano procedere alla bonifica del terminal.
La sanificazione dell’aria non comprendiamo cosa significa. È dato oggettivo che l’aria va bonificata e che la bonifica si effettua con macchine per la filtrazione di polveri con filtri elettrostatici e aspirapolvere ad acqua, non con panni per spolverare librerie. Noi continuiamo a ritenere che a tutela della salute dei lavoratori le aree indicate come “compromesse” devono essere chiuse e bonificate, varco Auriemma Terminal 3 – Gate C Terminal 1 shop 3
Auspichiamo che tutti i casi di intossicazione riscontrati in questo mese non diventino danni permanenti.
ULTIMI DATI RELAZIONE ISS
Il 16 giugno esce la nuova relazione dell Istituto Superiore di Sanità che conferma che l area continua ad essere compromessa e richiede esplicitamente che sia attuata la Bonifica dell area. Mantenendo il protocollo precauzionale per la tutela dei lavoratori. Il molo D viene dissequestrato e si procederà alla bonifica dell area ancora molto compromessa.
Purtroppo avevamo ragione quando in tutto tempo chiedevano a gran voce un intervento di Bonifica e la messa in sicurezza di tutto il Terminal.
Adesso i vertici Enac e Adr che hanno gestito questa vicenda con la fretta di rimettere in operatività l aeroporto di Fiumicino senza in alcun modo garantire la tutela della salute dei lavoratori dovrebbero dimettersi. Una cosa è sicura questa vicenda resterà nella storia personale e collettiva di ognuno di noi. Abbiamo lottato per rompere il muro di omerta’ e silenzio e continueremo a chiedere giustizia . Perché la salute non si baratta con il profitto