Attilio Manca, medico urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio 2004. Lavorava presso l’ospedale Bel Colle di Viterbo. Ufficialmente la causa del decesso è stata attribuita ufficialmente ad una overdose di eroina e barbiturici e il caso è stato archiviato come suicidio. La tesi dei legali della famiglia Manca è stata legata all’operazione alla prostata di Bernardo Provenzano a Marsiglia. Antonio Ingroia (uno dei due avvocati della famiglia Manca) parlando delle indagini le ha definite sciatte e ai limiti del depistaggio.
Partiamo dal ritrovamento del cadavere. Il volto di Attilio viene ritrovato tumefatto, con setto nasale deviato, ecchimosi su varie parti del corpo compresi polsi e caviglie, il tutto documentato dalle fotografie .Il verbale del 118 riporta la presenza di macchie emostatiche (polsi e caviglie), oltre che il setto nasale deviato ma il referto della polizia e del dirigente dell’ASI, Roma, e presente in vari programmi sul grande schermo in quanto parte del pool di legami di Massimo Bossetti sul caso Yara) riportano tassativamente che non è presente.
Gino e Angela, i genitori di Attilio e Gianluca, il fratello, arriveranno la sera del 12 ma gli verrà negato di vedere il corpo del figlio per la tarda ora. E questo è un altro fatto insolito. La mattina seguente giunti all’ospedale Bel Colle il primario di urologia Antonio Rizzotto (marito della Ranelletta) invita affettuosamente i genitori a non vedere il corpo del ragazzo perchè presentare il volto tumefatto a causa del telecomando che Attilio avrebbe urtato dopo aver perso coscienza. Ma qui si constatano le prime contraddizioni e particolari inesatti perché ad esempio il telecomando si trova sul letto sotto il braccio sinistro di Attilio.
Torniamo quindi per un attimo al cugino di Attilio, ossia Ugo Manca. Che è organico alla mafia barcellonese ed ha avuto problemi con la giustizia. Lui si reca a Viterbo e vorrebbe vestire la salma di Attilio. E qui entrano in gioco altri personaggi come Rosario Pio Cattafi, già indagato a Palermo nell’inchiesta “sistemi criminali” e a Caltanissetta nelle indagini sui mandanti occulti delle stragi del ’92 e del ’93. O come Antonio Franco Cassata ex procuratore generale della Corte di Messina e ancora altri personaggi legati a logge massoniche e a circoli mafiosi.
Si potrebbe ancora andare avanti ma resta il fatto che troppi particolari raccolti mostrano che Manca non si uccise ma venne assassinato e che furono i mafiosi ad ucciderlo senza dubbio alcuno. Peccato che finora, malgrado indagini e processi si sia ancora lontani dalla verità.