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Berlino: giornalista di Al Jazeera fermato all’areroporto su mandato egiziano

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Ahmed Mansour, giornalista di Al jazeera, è stato arrestato ieri mattina all’aeroporto di Berlino. Le autorità locali hanno dichiarato di aver semplicemente eseguito un mandato di arresto internazionale diffuso dall’ Egitto. Mansour si trova tutt’ora in stato di fermo e la situazione non cambierà fino a lunedì mattina, giorno prefissato per una prima udienza davanti ad un tribunale tedesco.
Ahmed Mansour non è il primo giornalista di Al Jazeera inviso al governo egiziano. Condannato a 15 anni di carcere per presunta “tortura”, Mansour è solo il quarto corrispondente del canale Qatarino finito nelle mire del regime di Al-Sisi. Prima di lui, Mohamed Fahmy, Baher Mohamed e Peter Grest hanno dovuto scontare oltre un anno di reclusione per “l’esplicito sostegno rivolto ai Fratelli Musulmani”.
Nel luglio 2013, a seguito del Golpe che ha portato alla destituzione di Mohamed Morsi, i Fratelli Mussulmani sono stati considerati dal governo Al-Sisi alla stregua di un’associazione terroristica. La brutalità dei trattamenti riservati ai giornalisti di Al Jazeera va pertanto interpretata in chiave geo-politica: le accuse sono quelle di aver creato “scenari immaginari” per destabilizzare l’equilibrio del regime e favorire il proliferare delle idee dei Fratelli Musulmani.
Le vicende di Fahmy, Mohamed e Grest, seppur con differenti condanne e capi d’accusa, devono rappresentare un caso scuola rispetto a cui definire l’entità del provvedimento. Dal canto loro, i responsabili di Al Jazeera hanno espresso il proprio stupore nel constare la meccanicità con la quale la polizia tedesca abbia applicato un mandato internazionale già respinto dall’Interpol per mancanza di validità. Le perplessità derivano anche dalla mancata contestualizzazione della scelta: l’Egitto (158° su 172 paesi – Press Freedom Index, Reporters Without Boarders) è infatti uno dei paesi più noti per i limiti imposti alla libertà d’espressione, restrizioni che, per quanto possibile, hanno conosciuto un ulteriore inasprimento con l’avvento del governo Al-Sisi.
A poche ore dalla prima udienza in terra tedesca, Ahmed Mansour sarà costretto a trascorrere una notte in carcere spettando di scoprire se, dopo il calvario dei suoi colleghi, un tribunale europeo avrà la lungimiranza di scagionarlo dall’ennesimo, palese tentativo di censura.


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