Chissà se si è esaurita la spinta propulsiva di Matteo Renzi? La Rivoluzione d’Ottobre si è esaurita con la caduta del Muro di Berlino, anche se Berlinguer se ne era accorto nel 1981.
E’ passato appena un anno e mezzo dalla pacifica “presa del potere” del giovane fiorentino, ma la sua irresistibile spinta propulsiva sembra già piena di inciampi, trabocchetti, vischiosità occulte e palesi, dentro e fuori alla sua (pseudo)maggioranza.
La “vecchia” politica lo sta risucchiando in una palude che rallenta la sua rapidità di movimenti, mentre una valanga di problemi, accumulati negli anni precedenti, gli sta cadendo addosso e noi potremmo restare sepolti con lui.
La guerriglia della “sinistra” del suo partito ha raggiunto lo zenit in occasione delle elezioni Regionali, quando un candidato sconfitto alle primarie si è messo in proprio, con la benedizione dell’eterno Cofferati, ed ha consegnato la Liguria a Forza Italia, costringendo Renzi a una “non vittoria”, pur avendo incassato un 5 a 2. La “sinistra” dura e pura ha resuscitato la destra berlusconiana, ma ha perso, senza se e senza ma, Venezia.
Il primo vero grande “inciampo” di Renzi è stato #labuonascuola, che doveva essere il suo orgoglio e rischia di diventare una Waterloo, con l’ostilità di centinaia di migliaia di insegnanti e studenti inferociti, che lo considerano peggio della Gelmini.
Ha fatto approvare con rapidità napoleonica la riforma elettorale; ha abolito, a quanto pare, le province; sta per eliminare il bicameralismo perfetto, anche se non si sa che fine farà il Senato; ha dato un po’ di soldi agli italiani; ha avviato il jobs act, un “abominio” per Susanna Camusso, che forse darà nuove opportunità di lavoro ai giovani; ha introdotto il divorzio breve ed ha ristabilito il falso in bilancio; ha rotto il “patto del Nazzareno” per eleggere presto e bene Sergio Mattarella a nuovo presidente della Repubblica; ha promesso una riforma della burocrazia che l’Italia aspetta dalla sua fondazione; forse ha portato l’Italia fuori dalla crisi. Troppo poco e male per la “sinistra”, dentro e fuori al Pd, che lo considera solo un derivato dell’ex cavaliere. Adesso anche il frammento di destra, con il quale deve governare a causa della vera “non vittoria” di Bersani nel febbraio del 2013, si sta sfarinando per alcuni ritorni all’ovile e per l’incriminazione di qualche sottosegretario. In Europa –dopo la lunga e grottesca parentesi berlusconiana- ha riconquistato un po’ di buona considerazione, anche se l’antica diffidenza nei confronti degli italiani -simpatici bugiardi- non si è del tutto estinta.
Ma la realtà, brutta, sporca e cattiva, si vendica dell’abile comunicatore. L’esodo biblico dall’Africa disperata e dal Medio Oriente, devastato dai nuovi califfi, è dentro il nostro presente, con l’Europa che inizia a Lampedusa e finisce a Ventimiglia e riduce il Mediterraneo a un fossato che ingoia migliaia di persone. L’abile Matteo Renzi balbetta parole giuste ed inutili, come “non bisogna avere paura”, mentre pezzi di città si sentono invasi da migliaia di clandestini che trasformano stazioni e giardini in bivacchi e latrine a cielo aperto. Ha buon gioco, allora, il populismo –feroce e persuasivo- di Salvini e Maroni. Forse non hanno tutti i torti i 5Stelle che si scagliano contro Mafia Capitale, piena di miasmi insopportabili che soffocano un Pd incriminato (che i suoi militanti non si meritano) e il sindaco Marino, tanto innocente quanto inerme. Questa volta non saranno le battute e l’abilità comunicativa a salvare Matteo Renzi. Se la sua spinta propulsiva non è già esaurita, dovrà entrare nella politica dura e faticosa.
Dovrà fare scelte difficili e forse anche di rottura per non ridurre il nostro paese a una pattumiera senza controlli e senza regole, dove si usa il machete al posto del biglietto per andare gratis in treno. Tra poco sapremo se è stato una meteora piena di promesse o se è uno statista capace di dare la #svoltabuona al nostro complicato “bel paese”.