Dopo i titoli sui quotidiani e nei canali televisivi per i 37 arresti annunciati il 21 maggio scorso dal procuratore della repubblica di Roma Giuseppe Pignatone sul caso subito denominato come “Mafia capitale” ora arriva la notizia che il 5 novembre prossimo ha inizio il processo contro l’organizzazione romana. Ieri il giudice per le indagini preliminari Flavia Costantini ha accolto la richiesta dei tre pubblici ministeri del pool antimafia della capitale che avevano chiesto il giudizio immediato degli arrestati che consente di saltare una serie di udienze iniziali “considerato che i provvedimenti custodiali del 28 novembre e del 9 dicembre 2014 emessi dal gip sono stati confermati dal Tribunale del Riesame e “atteso che la Corte di Cassazione ha rigettato o dichiarato inammissibili i ricorsi” presentati da alcuni degli indagati.
Il 29 maggio scorso il giudice Flavia Costantini ha emesso il decreto immediato prima che scadessero i termini per la custodia cautelare. A 18 degli arrestati viene contestato l’articolo 415 bis del codice penale e, in particolare, di aver fatto parte “di un’associazione di stampo mafioso operante a Roma e nel Lazio che si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dall’omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, usura, riciclaggio, corruzione di pubblici ufficiali e per acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.”
Nell’organizzazione criminale mafiosa, come peraltro quasi sempre avviene, ciascuno ha il suo compito. Carminati “sovrintende e coordina tutte le attività dell’associazione, fornisce schede “dedicate” per le attività riservate ,individua e recluta gli imprenditori ai quali fornisce protezione, mantiene rapporti con le altre organizzazioni criminali operanti su Roma, nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario, con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti. Brugia è considerato il “braccio destro” dell’ex “estremista nero” “custodisce le armi in dotazione dei sodalizi e coordina le attività criminali nei settori del recupero crediti e dell’estorsione.” Tra i nomi che sfileranno davanti al tribunale di Roma anche quello di Salvatore Buzzi, l’uomo che tirava le fila le cooperative di affari con le istituzioni locali, Franco Panzironi, l’ex potentissimo amministratore dell’AMA ritenuto la cerniera tra il clan e gli ambienti politici. A processo c’è anche Luca Odevaine, ex responsabile della polizia provinciale romana e socio di Buzzi e soci nel business legato alla gestione dell’immigrazione nella capitale. E’ il “mondo di mezzo” gestito da un ex uomo della banda della Magliana, protagonista di mille imprese nella capitale fin da quarant’anni fa.