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“Cimitero” Messico, 43 morti in uno scontro a fuoco

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di Piero Innocenti il 25 maggio 2015. Internazionale
L’analisi// – Quarantadue malviventi e un agente federale uccisi sono il bilancio di un violento scontro a fuoco, durato tre ore, avvenuto il 22 maggio scorso a Tanhuato (Michoacan). Uno degli episodi di violenza più gravi degli ultimi tempi mentre un gruppo di agenti aveva iniziato a perlustrare una vasta area ed era stato attaccato da diversi uomini armati. Ingente l’armamentario sequestrato: 36 mitragliatori, due pistole, un lanciagranate, un fucile e migliaia di cartucce. Tutto questo mentre a Reynosa (Tamaulipas), le forze di sicurezza smantellavano un sofisticato sistema di videosorveglianza attivato dalla criminalità in alcuni punti strategici del sistema viario.

Da oltre dieci anni, seguendo, quotidianamente, le vicende messicane collegate alla criminalità del narcotraffico non riesco ancora a capacitarmi di come questo paese, per altri versi straordinario, riesca ancora a sopravvivere. Intendo come Stato sovrano, naturalmente. Le informazioni che si hanno, in parte da rapporti dell’intelligence europea presente nell’area, in parte dalla lettura di alcuni giornali messicani, sono di una drammaticità che lascia sgomenti. E, fortunatamente, ci sono ancora molti coraggiosi giornalisti che riescono ad informare nonostante i gravissimi e ripetuti episodi di violenza mafiosa contro di loro. Uno degli ultimi ai primi di febbraio c.a. con il direttore di “El Manana Matamoros” sequestrato nella sua redazione da alcuni uomini e rilasciato poche ore dopo con segni di violenza in tutto il corpo. Senza contare il lancio di una bomba a mano, pochi giorni dopo, contro la sede dell’emittente Televisa con il ferimento di due guardie della vigilanza. Poco più di un anno fa era stato ritrovato il cadavere di Gregorio Jimenez de la Cruz, sequestrato, assassinato e buttato in una fossa clandestina a Las Choapas. Dal 2000 ad oggi sono stati più di ottanta i giornalisti assassinati perché si “impicciavano” troppo della criminalità. Una quindicina quelli “scomparsi”. Alcune centinaia quelli “aggrediti” e minacciati. Uno di questi è stato costretto ad emigrare e a chiedere asilo negli Usa dopo che il padre, anche lui giornalista, era stato ucciso. Decine le sventagliate di mitra e di bombe molotov alle sedi di giornali e di televisioni locali.

Con buona frequenza vengono scoperte fosse clandestine con decine di cadaveri interrati, molti dei quali, in stato di decomposizione, non vengono neanche identificati. In molti casi casi si tratta di crimini collegati al narcotraffico, alla lotta per la spartizione dei mercati e delle rotte. In altri casi alla criminalità che si interessa dei sequestri di persona a scopo estorsivo e della tratta di esseri umani, per lo più migranti del centro America. E’ del 6 febbraio u.s. il rinvenimento di una sessantina di cadaveri, in avanzato stato di decomposizione, trovati un “crematorio” abbandonato alla periferia di Acapulco. La vicenda della scomparsa, a settembre 2014, dei 43 studenti di Iguala, presumibilmente uccisi e bruciati, secondo alcune dichiarazioni rese da alcuni indagati, resta decisamente una delle pagine più brutte della storia messicana.

Non c’è giorno in cui non ci siano decine di sequestri di persona in tutto il paese. Qualche volta si tratta di sequestri in massa come quello ai primi di febbraio u.s. quando una quindicina di persone sono state bloccate sulla strada che da Cocula porta a Nuevo Balas (una decina verranno liberate l’8 febbraio nel corso di un’operazione congiunta di federali e polizia comunitaria che si concluderà con un conflitto a fuoco e con l’arresto tre persone e la morte di un sequestratore). Non si hanno ancora i dati ufficiali del 2014 mentre, lo ricordiamo, quelli dell’anno prima parlavano di oltre 85mila sequestri di persona in un anno. Oltre il 70% dei 2.435 municipi messicani ( che vuol dire quasi 60milioni di abitanti) continuano ad essere sostanzialmente sotto il controllo della criminalità organizzata e comune attraverso l’intimidazione, la violenza indiscriminata, la corruzione di politici locali e di ampi settori delle diverse polizie. Il Messico è diventato, purtroppo, un grande cimitero mentre aumenta il vuoto di potere, la collusione tra narcotrafficanti e politici, la violenza di bande alle dipendenze di alcuni cartelli, la diffusione di gruppi di paramilitari, Nel corso del 2013, in diversi municipi degli Stati di Michoacan e di Guerrero, vi erano state cruente rivolte dei cittadini che, armati di fucili e di machete, si erano organizzati in gruppi di autodifesa, scontrandosi con bande della criminalità e, in particolare, contro l’organizzazione criminale dei Cavalieri Templari. La situazione, ancora oggi è molto confusa e in alcuni municipi i cittadini “in armi” controllano ancora le strade.

Da liberainformazione.org


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