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Rom e tv: tutto nasce quando, in nome del dio Auditel, si comincia a spettacolarizzare la cronaca

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Ci preoccupavamo della commistione fra informazione e pubblicità, sottovalutando che qualcuno potesse confondere giornalismo con fiction. Il cinema puo’ inventare e raccontare storie. Chi come mediatore tra la fonte e il pubblico e’ chiamato a rappresentare la realta’ appare evidente che la stravolga, se spaccia come vera un’ intervista patacca, costruita a tavolino e retribuita e che quindi sia fuori dal giornalismo. Basta la sanzione disciplinare per un caso come quello del rom “scritturato” per inventare una testimonianza ? Come direbbero i matematici e’ condizione necessaria, ma non sufficiente. Occorre fare di piu’. Domandarsi per esempio quale sia il terreno di coltura di un comportamento del genere. E allora si puo’ arrivare lontano, ricostruendo  gli step delle degenerazione, andando dietro passo dopo passo. Con l’ingaggio di un finto testimone lo scandalo e’ conclamato, ma c’erano degli elementi sentina che sono stati forse sottovalutati : ricordate per esempio qualche mese fa il fuorionda che smaschera il finto scoop dell’incontro casuale fra la giornalista che trasmetteva in diretta e il cacciatore Fidone, supertestimone del caso Loris, il bimbo ucciso in Sicilia,vicenda per la quale e’ in carcere, in attesa di processo la madre Veronica? A ben pensarci, tutto nasce quando, in nome del dio Auditel, si comincia a spettacolarizzare la cronaca, il dolore in particolare, che viene trasformato da fatto collaterale al racconto a cuore delle rappresentazione stessa,perche’ attira le attenzioni piu’ morbose e dunque gli ascolti piu’ fedeli e soprattutto piu’ alti. I processi in tv sono un altro aspetto di questo svilimento. C’e’, poi, a mio avviso il condimento di un mondo dell’informazione molto precario in un mercato polverizzato  e privo di garanzie,in cui chi lotta per la sopravvivenza finisce col diventare disposto a tutto (o magari e’  sotto scacco ). E questo tutto finisce quasi sempre con l’andare a danno , prima ancora di chi fruisce di un’ informazione inquinata, dei soggetti piu’ deboli o magari  dei cosiddetti ” scarti umani”. Questo sistema inaccettabile ha i suoi “caporali”, che non sempre sono giornalisti  iscritti all’ordine, ente che tuttavia deve provare a rompere gli schemi e prendere iniziative presso altri soggetti, come magistratura e Agcom, dinamicamente andando a tutelare la funzione giornalistica, anche quando chi la esercita riesce ad evitare i consigli di disciplina, perche’ con la formula indefinita dell’infotainment non s’iscrive o addirittura si cancella dall’albo professionale. 

Se come propone Beppe Giulietti, Assisi e la rivista San Francesco riusciranno a promuovere un incontro che metta insieme operatori dell’informazione e gruppi che si occupano di etica e media, si fara’ un gran bel servizio ad una societa’ dell’informazione piu’ giusta.Chi scrive queste righe di certo ci sarà.


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