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Rom, l’informazione negata

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Santino Spinelli in arte Alexian è un Rom italiano residente a Lanciano in Abruzzo nato a Pietrasanta (Lu), musicista compositore, cantautore, insegnante, poeta, saggista. Ha due lauree una in Lingue e Letterature Straniere Moderne e l’altra in Musicologia, entrambe conseguite all’Università degli Studi di Bologna. Insegna lingua e Cultura Romaní all’Università di Chieti. Con il suo gruppo: l’Alexian group tiene numerosi concerti di musica romanì in italia e all’estero.

Spinelli, viviamo in un paese dove i luoghi comuni trovano terreno fertile e sui quali sono stati costruiti, è successo recentemente, falsi servizi televisivi. Come nel caso del programma “Quinta colonna” che ha proposto al pubblico un finto Rom, reo confesso di essere un ladro di auto e poi, successivamente, anche un servizio con una improbabile dichiarazione di un altro falso “fondamentalista islamico anticristiano”.
«Purtroppo il razzismo e la xenofobia sono tornati ad essere dilaganti in Italia e fomentati da individui che incitano all’odio razziale. A questo si aggiunge la disinformazione e in questo caso anche l’informazione farlocca ai fini elettorali e propagandistici che fa leva sulla strumentalizzazione, spesso faziosa, delle notizie. Una cosa inaudita che sottolinea il fatto che viviamo in un periodo di profonda crisi etica e morale. A farne le spese sono sempre i più deboli su quali ci si accanisce con opportunismi. Uno sciacallaggio politico e giornalistico. Ciò che più mi preoccupa è che spesso questi atteggiamenti razzisti godono di copertura mediatica ed istituzionale. Un atteggiamento che permette con faciloneria di poter dire o fare qualsiasi cosa sulla pelle di immigrati, di Rom e Sinti. Quinta Colonna è una trasmissione il cui unico scopo è quello di istigare per fare audience, spesso anche con metodi discutibili. Una vera vergogna, un modo di fare televisione che a me non piace.»

Quanta responsabilità ha l’informazione generalista nel costruire stereotipi e preconcetti?
«Oggi non c’è tanta buona informazione e su certi temi, a mio avviso, solo strumentalizzazione mediatica. Invece di proporre programmi culturali o interculturali, dei quali ci sarebbe davvero bisogno, spesso i talk show promuovono e propagandano casi umani o casi di cronaca utili e sensazionali ai fini dello share, utilizzando i Rom, gli arabi, gli immigrati o le fasce più deboli della società. Il risultato aberrante è che spesso vengno normalizzate situazioni di degrado e disumane. E’ successo anche al di fuori della televisione o dell’informazione generalista, un modo per raccattare voti e fare denaro visto che il business sui Rom ed immigrati è grande. La propaganda romfobica si basa, in particolar modo, sulla disinformazione proprio per creare stereotipi funzionali. I mass media e alcuni politici hanno una grande responsabilità. Le istituzioni con il loro silenzio sono spesso conniventi.»

Da oltre vent’anni lei si batte per l’abolizione dei campi Rom, un fatto tutto italiano, e ne denuncia il malaffare e il business. Se le avessero dato ascolto Mafia Capitale non sarebbe stato uno scoop, vero?
«Certamente. Sono quasi 30 anni, dalla fine degli anni ’80 che denuncio Ziganopoli. Basta leggere i miei articoli o i miei libri. Oggi mi meraviglio di chi si meraviglia di aver scoperto Mafia Capitale con così tanto ritardo. Non si è voluto intervenire prima. Ci sono responsabilità politiche, mediatiche ed istituzionali. Tutti hanno preferito guardare dall’altra parte. Il tutto sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi. Ora che tutti sanno cos’è Ziganopoli=Mafia Capitale, cos’è cambiato? Assolutamente nulla. I campi nomadi e la segregazione razziale continua e nessuno intende fare nulla, tantomeno le istituzioni. Il “magna, magna” continua in barba all’opinione pubblica che invece ha dimostrato di essere scandalizzata per l’accaduto.»

Intolleranza e razzismo sono una minaccia sempre presente nel nostro paese, ma pare trovino facile amplificazione con strategie legate alla paura e all’emergenza?
«I politici corrotti, soprattutto quelli mediocri, approfittano della crisi economica e del disagio sociale per parlare alla pancia degli italiani e non alla loro testa. Allora, occorre creare i capri espiatori ideali: l’alterità nemica e minacciosa, lo straniero pericoloso, l’immigrato e i Rom portatori di ogni male. La realtà è che si cerca di coprire ciò che spesso è il vero problema, creare dei diversivi per nascondere la vera corruzione e le incapacità di politici inadeguati e truffaldini. Si fa leva sull’insicurezza dei cittadini altrettanto inermi per fomentare una guerra tra poveri. Un sistema disumano e perverso. La crisi economica e morale favorisce questo sistema e i razzisti, xenofobi, che nella normalità sarebbero delle nullità, diventano protagonisti e punti di riferimento; riescono così ad emergere con i facili consensi, anche perché favoriti dai mass media.»

Perché si dice che il popolo Rom e Sinti è nomade? Da molto tempo sembra il contrario, ossia un popolo stanziale, seppur costretto a vivere nei campi.
«I Rom non sono mai stati nomadi per cultura, ma la mobilità è sempre stata coatta come conseguenza di persecuzioni e di repressioni. I campi nomadi sono una forma orrenda di segregazione razziale, ma a qualcuno che li ha gestiti e ancora li gestisce evidentemente hanno fatto comodo. La popolazione romanì non ha nessun problema a vivere nelle case, proprio come avviene in tutto il resto d’Europa. Certamente esistono forme di emarginazione molto gravi, ma sono situazioni sociali non culturali.»

La cultura e la storia della popolazione romanì sono ricche di tradizioni e lei meritoriamente le esporta nel mondo.
«Fortunatamente il mondo romanò è fatto anche di ben altro: cultura, arte, teatro, letteratura, tradizioni, lingua, sport, moda, cinematografia. L’apporto musicale e strumentale di Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals all’Europa e al mondo è considerevole, ma sconosciuto. Occorre spostare lo sguardo dall’emergenza sociale d un piano culturale. I Rom non sono un problema sociale (seppur così viene presentato) ma una grande ricchezza umana e culturale. Questo sarebbe un passaggio fondamentale e significativo tutto ancora da acquisire per poter iniziare una seria politica d’inclusione al di là degli stereotipi negativi e delle politiche speculative. Ma credo non lo si voglia realmente affrontare.»

Giusto ieri, lei ha vissuto un’esperienza unica e significativa in un luogo ricco di storie da raccontare che davvero poche persone conoscono.
«Tu Taj me – Io e te. E’ la Settimana culturale Romanì che si tiene nel comune di Laterza (Ta) dove ieri è avvenuta l’apposizione di una targa in maiolica 80x100cm con la mia poesia “Auschwitz”. L’iniziativa è stata inaugurata attraverso una conferenza stampa. La rassegna ospita, presso la Sala Cavallerizza del Palazzo Marchesale, una mostra sulla cultura Rom: foto, quadri, sculture, illustrazioni di proverbi bilingue, oggettistica di rame e ferro, abbigliamento romanì, proiezioni video di film, documentari e diapositive. Il sindaco Gianfranco Lopane, si è detto fiero dell’iniziativa ricordando che stiamo attraversando un momento storico difficile, in cui movimenti forti, di deriva razzista si stanno diffondendo. Fra qualche settimana, e ne sono davvero fiero, mi verrà conferita la cittadinanza onoraria dall’amministrazione comunale. Domani, 16 Maggio, sarà un giorno emblematico per tutta la popolazione romanì, in quanto ricorre un anniversario per tutti noi: nel 1943 i Rom, i soli a farlo, si opposero ai nazisti nel campo di sterminio di Auschwitz. E’ una data importante. Tuttavia ancora oggi rimane il problema del riconoscimento culturale e storico di questo straordinario popolo.»

Fonte: riforma.it


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