Vitalizi: la “mezza” vittoria della società civile

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Mezzo milione di firme hanno costretto il Parlamento a revocare i vitalizi ai parlamentari condannati. Una vittoria della società civile, perché dietro alla petizione lanciata da Libera, c’è l’impegno di tante altre associazioni e di cittadini, che si sono unite per raggiungere questo obiettivo.

Insomma, la coalizione sociale è da tempo partita, senza fare un partito. Come invece molti davano per scontato con il sorrisetto di chi la sa lunga. Certo, ha aiutato la sensibilità dei presidenti Grasso e Boldrini (e anche le imminenti elezioni regionali), ma senza la forte spinta di un’ampia base di cittadinanza organizzata, tutto sarebbe finito nel dimenticatoio.
Tutto bene allora? No, Il politico furbo perde il pelo, ma non il vitalizio
Infatti, la lobby dell’opaco ha annacquato il provvedimento, aprendo spiragli per i riabilitati – quesito non richiesto ai costituzionalisti pagati lautamente per i loro pareri preventivi – e non considerando coloro che abbiano subito condanne minori di due anni. Questo è il punto più ambiguo della vicenda, perché fa dipendere l’ “onore” dell’onorevole non dall’aver comunque oltrepassato  il perimetro della legalità, ma dall’intensità del reato commesso.
Ma anche con queste ombre, il provvedimento contro i vitalizi ai condannati è incoraggiante. Perché fa capire l’importanza della partecipazione  dal basso. Cioè che  sempre di più dovremo essere noi elettori organizzati a ripulire la politica dalla ricettazione del consenso. Visto che i partiti  non filtrano più i propri candidati, anche se portano  voti malati.
Insomma, la qualità della politica migliora, solo se noi cittadini iniziamo ad occuparcene con metodo.

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