Il comunicato della Commissione europea è scarno ma efficace: “La Commissione europea ha aperto una formale procedura d’indagine contro Google, al fine di esaminare in profondità se il comportamento dell’impresa a proposito del suo sistema di utilizzazione per apparecchi mobili Android e delle applicazioni e dei servizi per smartphone e tablet violano le regole della UE in materia di concorrenza”. L’accusa è sostanzialmente quella, pesantissima, di abuso di posizione dominante. Anche se la decisione non pregiudica altre sanzioni contro Google, è la prima volta nella sua storia che il gigante americano viene riconosciuto colpevole di avere violato le leggi antitrust. In realtà, negli Stati Uniti, la FTC, la Federal Trade Commission, nel 2013 aveva prosciolto Google dall’accusa di posizione dominante. E quella che comunica oggi la Commissione europea è l’apertura di un’indagine formale su eventuali violazioni alla legge anticoncorrenza su Android, il sistema del gruppo americano presente in più di uno smartphone su due. E non solo.
Della decisione della Commissione si dichiarano apertamente felici coloro che hanno presentato alla Commissione UE denunce sui vantaggi semimonopolistici concessi a Google sulle ricerche online. “Questa notifica”, afferma infatti FairSearch Europe, una delle associazioni che ha presentato l’esposto contro Google, “rappresenta un passo significativo per fermare le pratiche anticoncorrenziali di Google, che danneggiano l’innovazione e le scelte dei consumatori”. Google ha due mesi di tempo per presentare le sue difese alla Commissione, poi avrà diritto ad un’audizione. La decisione finale sarà pronunciata presumibilmente entro il 2015. Il rischio per Google è un’ammenda pari al 10% del suo volume di affari globale, vale a dire circa 6 miliardi euro. Il gruppo ha dichiarato, nel 2014, 62 miliardi di euro di fatturato, e 12 miliardi di profitti. È anche probabile che Bruxelles possa intraprendere delle “azioni correttive” nei confronti di Google, in modo da trasformarne il modello economico. “Forse si potrebbe pensare a una separazione radicale tra il sistema di ricerche sponsorizzate e quelle non sponsorizzate”, dicono i funzionari di Bruxelles. Si tratterebbe dunque di rispettare la Risoluzione del Parlamento europeo del novembre 2014, nella quale si chiedeva lo smantellamento del gigante americano, in favore di una netta scissione tra i servizi del motore di ricerche e i servizi commerciali? È un passo molto poco probabile, dicono all’interno della Commissione. Molto più plausibile, perfino secondo il parere dei legali della Microsoft, che hanno presentato un’istanza contro Google, che tra la Commissione e Google si giunga ad un accordo negoziato. Oggi, in Europa, più dell’80% delle ricerche online sono effettuate utilizzando Google. La decisione di Bruxelles su Google è senza precedenti. Speriamo solo che l’indagine sia rigorosa e non si lasci travolgere dalla polemica sul trattamento delle aziende americane in Europa. Negli ultimi tempi, infatti, i casi si sono moltiplicati: Uber vietato in alcuni paesi, tasse “anti-Google” in Germania e in Spagna, inchieste europee sugli aiuti illegali di Stato di cui hanno beneficiato Apple, in Irlanda, e Facebook in Lussemburgo. E non è finita qui.
Da jobsnews.it