Impressionanti le analogie tra l’incidente provocato dal pilota tedesco Andreas Lubitz all’Airbus A320 della Germanwings – che viaggiava tra Barcellona e Düsseldorf il 24 marzo scorso e che ha provocato la morte 150 persone – e quello causato il 29 novembre 2013 dal pilota Herminio Dos Santos Fernandes ad un aereo di linea mozambicano della LAM (Linhas Aéreas de Moçambique) in viaggio tra Maputo e Luanda, la capitale dell’Angola. Entrambi gli schianti sono stati intenzionali.
Il 22 dicembre successivo dopo un’accurata indagine, cui hanno partecipato investigatori mozambicani, angolani, brasiliani e americani, oltre che namibiani (l’aereo si è schiantato sui cieli della Namiba) il capo della Civil Aviation Mozambicana, Joao Abreu, aveva rivelato che il pilota Herminio Dos Santos Fernandes si era schiantato deliberatamente. Dos Santos, lasciato solo nella cabina di pilotaggio per un attimo, si era chiuso dentro e non aveva permesso al suo copilota di rientrare, nonostante le proteste del collega. Il copilota era riuscito a tornare nella cabina solo pochi secondi prima dello schianto al suolo.
Abreu, durante una conferenza stampa in dicembre aveva raccontato che le urla del copilota che chiede di entrare si sentono chiaramente dalla registrazione analizzata dai tecnici e contenuta nella scatola nera. Non aveva però spiegato il perché di questo comportamento del pilota. Nello schianto dell’aereo della LAM, nuovo perché era entrato in servizio nel novembre 2012, persero la vita 32 persone, compresi quattro membri dell’equipaggio.
Anche se la LAM non può viaggiare in Europa per motivi di sicurezza, è membro della IATA, International Air Trensport Association, l’organizzazione che riunisce la maggior parte delle compagnie. Il rapporto dell’incidente dell’aereo mozambicano deve essere finito sui tavoli dei dirigenti della IATA. Perchpè da allora nessuno ha proposto quello che viene proposto ora e cioè che nella cabina di pilotaggio ci siano sempre almeno due membri dell’equipaggio?
Probabilmente perché qualcuno ha pensato che una cosa del genere potesse accadere solo nella “Wild Africa”, nell’Africa Selvaggia, e mai nella civilizzata Europa e tanto meno nella efficiente Germania. La domanda che ora ci si pone è: a qualcuno dopo l’incidente dell’aereo mozambicano era venuto in mente di chiedere misure di sicurezza per impedire che un pilota non del tutto sano di mente potesse provocare un’altra catastrofe?